Come è giusto che sia Mons. Giuseppe Satriano non è andato oltre il concetto di responsabilità, perché non era opportunamente né il luogo né il momento. Personalmente condivido appieno tale condotta. Ma dei messaggi sono stati lanciati e colti: “Non possiamo immaginare una vita felici da soli, siamo custodi degli altri”- ha affermato l’alto prelato. Come non condividere. E’ la società dell’egoismo, del narcisismo e della megalomania. Tanti IO che non si trasformano in NOI. Ed ecco affiorare la crudeltà di gesti e comportamenti. “Dobbiamo smetterla con gli atteggiamenti menefreghisti, superficiali e qualunquisti a tutti i livelli per i quali spesso compromettiamo la vita degli altri come è accaduto in questo caso” – ha sottolineato mons. Satriano. Che parla al cuore, alle coscienze e arriva all’anima delle persone. Ho già avuto modo di soffermarmi su alcuni aspetti che hanno riguardato questa vicenda e l’ho fatto nella consapevolezza di violare quel codice che impone il silenzio nei momenti di lutto. Ma non so perché sono andato avanti, forse perché ho ritenuto che Stanislao e Daria avrebbero approvato per la loro alta coscienza civica e spirito critico. Non credo alla fatalità né al destino. E, per quanto mi riguarda, riaffermo il principio della responsabilità morale di questo triplice inaudito omicidio in capo allo Stato! Dall’attività d’indagine svolta è oggi accusato di omicidio colposo plurimo il conducente del mezzo che, pare, fosse distratto dal cellulare. Auspico, qualora i fatti dovessero essere accertati, una pena esemplare. Lo Stato, tuttavia, non è esente da responsabilità. Ancora oggi non si riesce a educare né in materia di prevenzione tanto meno in attività repressiva. E tutto questo nonostante il codice della strada preveda norme anche rigide.
Stanislao e Daria si erano recati a Roma per una visita specialistica a cui il bimbo doveva essere sottoposto. E qui si apre l’altro capitolo di sempre: l’emigrazione sanitaria. Perché un cittadino del Sud decide di rivolgersi quasi sempre a strutture del centro nord? Abbiamo il coraggio di chiedercelo e di affrontare questa tematica seriamente o vogliamo continuare a farci scivolare tutto addosso come solo gli ignavi sanno fare? Il dramma è che si continua a gestire la sanità con la calcolatrice in mano, violando finanche la carta costituzionale. Queste morti serviranno almeno ad aprire le coscienze? Dalla sanità alla materia trasportistica il passo è breve. In passato vi era un treno, il famoso Crotone- Roma, partiva alle 21.10 e arrivava a destinazione alle 6 del mattino. Convoglio da lunghi anni soppresso a causa di scelte scellerate compiute dai grandi manager di Trenitalia in concorso con la Regione Calabria. Questo è quel che ha prodotto la privatizzazione (sulla carta perché i maggiori capitali sono sempre pubblici): solo tagli indiscriminati, in particolare qui da noi, lungo la fascia jonica. Oggi gli unici mezzi che conducono a Roma, strane coincidenze, sono i pullman i cui imprenditori, diversamente dai grandi manager di Trenitalia, investono in questo territorio poiché ritengono che l’utenza vi sia. Trenitalia invece rinunzia, chissà perché! Bel modo di stare sul mercato, e meno male che la privatizzazione avrebbe dovuto elevare i principi di competitività. Se Stanislao e Daria avessero voluto raggiungere la Capitale con un mezzo pubblico non avrebbero potuto farlo, se non aprirsi all’odissea di raggiungere prima Paola in auto per poi giungere a Roma. Partire in autobus con un piccolo di sei mesi non è affatto proponibile.
Poco meno di un anno fa perse la vita il noto commercialista Pino Calabria mentre era diretto a Castrovillari, sede di tribunale. Anche qui, se non avessero soppresso il tribunale di Rossano oggi Pino Calabria sarebbe sicuramente tra noi. E allora se lo Stato ha deciso di chiudere tutto in riva allo jonio, rendendo la vita insopportabile ai cittadini lo dicesse chiaramente perché ci si dota di valige e lasciamo tutti questa terra!
Matteo Lauria – Direttore responsabile I&C