Atto di prudenza mal ripagato. Infatti il 20enne continua e persiste in episodi sempre più costanti e gravi e come spesso accade in questi casi, chi subisce atti di bullismo, spesso tende a tenere nascoste le angherie delle quali è vittima, sia per paura di ulteriori ripercussioni e soprattutto per vergogna di confessarlo, così come è accaduto a D.P., il quale, solo dopo anni di offese, minacce e soprusi, ha avuto il coraggio di svelare il tutto ai propri genitori, i quali sono venuti a conoscenza di tale realtà, solo dopo l’ennesima minaccia fatta tramite facebook e che aveva provocato in D.P. una forte crisi di panico e di pianto tanto da essere trasportato in ospedale dove è stato necessario somministrargli del calmante.
Dopo la querela sporta nel 2016, si è scoperto che M.P. perseguitava costantemente D.P. anche con minacce di morte
.La vittima, D.P. di anni ventidue, difeso di fiducia dagli avvocati Provino Meles e Raffaele Meles, ha trovato dunque il coraggio di denunciare il tutto dopo tre anni di soprusi.
In sede di udienza preliminare, la difesa dopo la regolare costituzione di parte civile del proprio assistito, ha ripercorso dettagliatamente l’intera vicenda, enunciando al Giudice Teresa Reggio le ragioni che avrebbero giustificato un rinvio a giudizio. Il Gip ha poi disposto il rinvio a giudizio fissando a metà dicembre la data di apertura del processo nel quale l’imputato dovrà rispondere del grave reato di atti persecutori in danno di D.P. .