I soldi spuntano per incarichi dirigenziali, anche quando non vi è bisogno, per posizioni organizzative, per conversioni contrattuali, non c’è un euro invece per l’erogazione di servizi essenziali. E’ un problema di visioni politiche più attente forse a tutelare certe corporazioni meno al sociale. Siamo ora in pieno clima natalizio e persino i commercianti si stanno autotassando per un minimo di luminarie.
Parliamo di un comune di 80mila abitanti e con 500 dipendenti, alcuni dei quali sono passati di recente da part-time a full-time. E’ evidente che qualcosa non va in questa macchina comunale. Troppo è il malcontento strisciante in città. Eppure abbiamo fior fiori di dirigenze e di funzionari che costano e non poco alle casse comunali. Avranno pure le loro responsabilità, nessuno lo mette in dubbio, ma la cartina di tornasole resta il grado di soddisfacimento della comunità. Che allo stato è e resta pessimo!
Eccezion fatta per una parte anche importante di dipendenti comunali e di ex lavoratori socialmente utili, occorre riformare le condotte comportamentali. E in questo il sindacato ha un ruolo significativo: non può né deve difendere a prescindere sol perché si è tesserati. L’invito è quindi al senso di responsabilità. Non è un caso se siamo arrivati finanche a forme degenerative in area tecnica o economica. Abbiamo una buona porzione di burocrati, anche nei piani alti, che convive con sentenze di condanna, con rinvii a giudizio, con avvisi di garanzia, con processi in corso. Situazioni che andrebbero analizzate soprattutto sotto il profilo dell’opportunità nel continuare a restare in alcuni posti strategici. E’ ora di dire basta alla negligenza, guardiamo alla produttività, nella consapevolezza che è necessario partire dal dato della qualità e dell’efficienza dei servizi. Ora invece la preoccupazione prevalente è se alcuni uffici saranno centralizzati a Corigliano o a Rossano, perdendo di vista l’asticella della qualità dei servizi. E’ un problema di uomini e donne, di competenza, di professionalità, di voglia di fare. In tutto questo “non fare” cresce, senza che vi sia alcuna attinenza, il malcontento contro la fusione. Che, come direbbe Di Pietro, non c’azzecca un bel nulla. E’ solo un alibi per giustificare chi non è in grado di guidare questo processo.
Matteo Lauria – Direttore responsabile I&C
2 risposte
Ma perchè non vanno tutti affanculo i titolari di posti assettati.
Egregio Direttore I&C , ho letto il suo Editoriale ” 500 Dipendenti” che in parte condivido in quanto ho sempre concepito il mio ruolo di Dipendente Pubblico come “Servizio” , in quasi quaranta anni di servizio ne ho lette e sentite tante ,ma in questi ultimi tempi (causa fusione ?) si stà esagerando. Lei sà che i nostri Enti vengono governati dalla Politica che affida come previsto dalla Legge la gestione ai Dirigenti. Questi vengono ogni anno giudicati con appositi strumenti ,se raggiungono o meno gli obiettivi loro assegnati. A mia memoria mai un Dirigente è stato giudicato negativamente e pertanto di conseguenza anche i suoi sottoposti (giudicati attraverso il piano della “Performance”) . I suoi riferimenti , pertanto dovrebbero restringere il proprio ambito e accertare le cause delle disfunzioni da Lei denunciate . Non è giusto sparare sempre nel mucchio e mi creda , lascia l’amaro in bocca a chi la mattina cerca di fare il proprio dovere , anche se in questo periodo è molto difficile anche a causa delle prevedibili difficoltà di amalgamare i due ex Comuni in un ormai unica realtà . Lei ha sempre svolto inchieste eccellenti, studi meglio i fenomeni e usi il suo eccellente bisturi. Un abbraccio.