La buona notizia, se ci riferiamo al Castello di Carlo V di Crotone, è che il sarcofago di cemento armato che racchiude “un importante volume” (cito dalla p. 4 della Relazione) di metasilicati contenenti TENORM presente sul versante sud della fortezza, quello ricostruito dal Genio Civile all’inizio degli anni ’70 dopo il crollo del muro originale a cavallo del 1959 e riempito di dette scorie radioattive erroneamente credute inerti, tiene. Non ci sono incrinature o crepe attraverso le quali il RADON, gas naturale cancerogeno – è la prima causa di cancro ai polmoni per i non fumatori! – che salendo dalle viscere della Terra arriva in superficie, incontrando il TENORM, amplifichi la propria carica di pericolosità per i frequentatori degli ambienti chiusi posti a piano terra nelle ex caserme Campana e Sotto campana.
La vicinanza del TENORM a tali edifici, sedi di uffici comunali e ministeriali, poteva far temere la pericolosissima combinazione del rischio genotossico del primo a quello del radon. I valori registrati da ArpaCal sembrano escluderlo, fortunatamente. I dipendenti comunali, che, a detta loro, mai hanno conosciuto un responsabile della sicurezza sul luogo di lavoro né sono stati sottoposti ad esami specialistici per verificarne lo stato di salute, leggendo i dati ArpaCal, sarebbero autorizzati a trarre un sospiro di sollievo.
Affermare, però, che la fortezza di Carlo V è un luogo salubre (“Nessun pericolo radioattivo al castello di Crotone” leggo oggi sul Corriere della Calabria, ed è un virgolettato FASULLO! Altri giornali si sono accodati, casualmente?, ripetendo lo stesso “errore”) e la bonifica in corso a spese del Ministero dei Beni Culturali, al quale il monumento appartiene, non ha ragion d’essere, è da IRRESPONSABILI. Il TENORM, infatti, con la sua lieve carica radiologica, resta pericoloso per la salute umana sia per contatto sia per inalazione di polveri. Da qui l’ordinanza comunale di chiusura della fortezza emanata dal Sindaco nella sua qualità di responsabile della salute pubblica circa un anno fa.
La presenza di TENORM nel Castello in strati più o meno cospicui, da poche decine di centimetri a diversi metri a seconda che si faccia riferimento alla zona centrale o al versante sud, è stata accertata prima con strumenti radiometrici e poi, imponendo la normativa nazionale di procedere alla bonifica, è stata confermata dai carotaggi eseguiti durante le operazioni di caratterizzazione. Il contenuto delle singole carote è tuttora oggetto di analisi in un laboratorio specializzato e a breve, in base ai risultati, sarà decisa la strategia da adottare per bonificare i diversi settori interessati.
Ma cosa dice la mappatura ArpaCal e perché, pronta già nello scorso autunno, lunedì scorso ne ho sollecitata la pubblicazione? Il primo dato significativo sta nella scala regionale dell’analisi condotta, richiesta fin dal 2015 in base al D.L. n. 241/2000 e specialmente necessaria nel caso della Calabria. È ormai pacifico, infatti, che i TENORM sono stati dispersi non solo in città e nel territorio comunale; la loro presenza è oggi accertata anche in provincia (Isola e Scandale) ma, considerata la quantità di scorie prodotte dagli stabilimenti crotonesi, e la loro modalità di ‘smaltimento’, è plausibile che le grandi quantità attualmente mancanti all’appello vadano cercate nel resto della regione. È questa una delle sfide per il futuro.
Altro punto nodale per la città pitagorica e i suoi abitanti: il Comune di Crotone, incredibile a dirsi, non ha partecipato alla Campagna Regionale del Radon, promossa nel 2015 e ancora in corso. Per aderire sarebbe bastato e basterebbe tuttora che i nostri amministratori inviassero ad ARPACal una lettera di richiesta. La mancata partecipazione fa sì che alle verifiche eseguite in passato nei soli edifici pubblici mediante appositi dosimetri, risultate in più casi positive, non siano seguiti approfondimenti atti a verificare se, com’è stato dimostrato in tempi più recenti, alte concentrazioni di radon sono determinate, a Crotone, dalla già accennata combinazione di quello con i metasilicati contenenti TENORM usati per vespai degli edifici. Il dubbio, perciò, e faccio un solo esempio eclatante, che i dati relativi ai seminterrati dell’Ospedale possano spiegarsi con la presenza, sotto e dentro le fondazioni, di TENORM, dubbi che i carotaggi avrebbero potuto sciogliere.
Peggio ancora: nessuna mappatura del Radon è stata tentata a Crotone per quanto concerne l’edilizia privata, nonostante i fortissimi sospetti che gli edifici residenziali di interi quartieri di nuova espansione sorti a partire dagli anni ’60/’70 del Novecento (soprattutto case popolari) possano sorgere su vespai costituiti da scorie industriali e dunque che la cancerogenicità del gas, attraversandole, possa essere moltiplicata dalle radiazioni ionizzanti di quelle, a danno degli abitanti dei piani bassi. Il costo proibitivo per i privati delle necessarie caratterizzazioni renderebbe tuttavia auspicabile un intervento pubblico, giustificato anche dall’indubbio vantaggio economico che la prevenzione sanitaria garantisce rispetto ai costi generati invece dal contrasto alla malattia conclamata.
Neppure il Decreto n. 28/2016, che impone, laddove sia concreto il rischio della presenza di NORM e TENORM, di misurare il Radon nelle acque destinate al consumo umano, ha mai trovato, a Crotone e dintorni, l’attenzione dovuta. Insomma, se non siamo all’anno zero, giudizio che sarebbe troppo severo a fronte del lavoro pluridecennale svolto fin qui da ArpaCal e del più recente monitoraggio dell’apposita commissione tecnica prefettizia, poco ci manca.
Così, mentre il pifferaio a sei zampe incanta i nostri studenti, complice l’ignavia di molti dirigenti scolastici, e il Sindaco Felix dispensa sorrisi e benedizioni in ogni direzione, i pazienti oncologici crotonesi contribuiscono non poco a quell’aumento del totale dei nuovi casi, in Calabria, pari a decine di migliaia all’anno e con le loro drammatiche esperienze personali smentiscono la favola della “città felice” che evidentemente suona dolce alle orecchie di chi, sempre e comunque, preferisce non sapere e non far sapere. Eppure, merita ribadirlo, “i fatti non cessano di esistere solo perché noi li ignoriamo” A. Huxley (Comunicato stampa).