L’indagine – condotta dalla Stazione Carabinieri di Cosenza Principale e coordinata dal Procuratore della Repubblica di Cosenza, dott. Mario Spagnuolo, e dal Procuratore della Repubblica per i minorenni di Catanzaro, dott.ssa Alessandra Ruberto – è stata avviata nel settembre 2016 a seguito dell’arresto in flagranza di reato di un 53enne, il quale, nel corso di una perquisizione presso la propria abitazione, situata nell’area dove insiste la famosa statua di “Alarico”, era stato trovato in possesso di un 1,7 kg di marijuana. Dalle attività conseguentemente sviluppate è emerso da subito che quell’ingente quantitativo di stupefacente, da cui si sarebbero potute ricavare 6.850 dosi per un valore stimato in oltre 40.000,00 euro, non era altro che una piccola parte di un ben più vasto e florido mercato, alimentato dalle inesauribili richieste dei numerosi giovani tossicodipendenti. Infatti, dall’ulteriore sviluppo delle indagini i Carabinieri sono riusciti a delineare una fitta rete di spacciatori che, incessantemente, con frequenza oraria e dedizione maniacale, dimostrandosi sempre pronti a soddisfare ogni richiesta, hanno evidenziato di essere in grado di rifornire con droghe leggere e pesanti, anche cocaina ed eroina, diverse piazze di spaccio cittadine e della provincia cosentina. Le diverse attività captative nei confronti dei numerosi indagati, corroborate da importanti riscontri e sequestri a carico dei soggetti coinvolti in qualità di pusher o assuntori, hanno fatto via via emergere i canali di approvvigionamento dello stupefacente e una sempre più intricata rete di collegamenti, che si dipanava lungo le molteplici piazze di spaccio dislocate non solo a Cosenza – in modo particolare nei vicoli del Centro Storico, tra Piazza Valdesi e Piazza Piccola, nonché in Piazza Riforma, Piazza dell’Autolinea, Piazza dei Bruzi, Villetta di Via Roma, Rialzo (viale Mancini), Piazza San Nicola, Villa Giulia, Viale Alimena, Villa Nuova, Via Reggio Calabria – ma anche a Cerisano, Spezzano della Sila, Celico e Carolei. In molte delle citate aree le telecamere strategicamente posizionate hanno immortalato centinaia di incontri fugaci con repentini scambi di dosi e denaro. Dinanzi all’evidenza della gran mole di elementi di prova raccolti, molti tossicodipendenti (226 quelli identificati, di cui 30 minorenni), sentiti dai Carabinieri, hanno ammesso di aver acquistato a più riprese sostanza stupefacente dagli indagati, rendendo informazioni assolutamente collimanti con quanto emerso dalle attività tecniche in ordine alle modalità di spaccio, ai luoghi delle cessioni, ai prezzi praticati, procedendo anche al riconoscimento fotografico degli spacciatori. La gran parte dei soggetti coinvolti nelle condotte illecite sono risultati profondamente legati agli ambienti criminali, al punto che il GIP del Tribunale di Cosenza, nel fornire una puntuale connotazione in particolare di quelli aventi un notevole spessore delinquenziale, ha sottolineato testualmente che “benché gravati da plurime condanne, misure cautelari e di prevenzione, hanno incessantemente portato avanti le loro imprese criminali, quasi indifferenti e insensibili al rischio di controllo o di repressione delle Forze dell’ordine”.
Le indagini hanno tratto altresì stimolo ed importanti conferme dall’iniziativa di diverse madri che, in assenza di risorse in ambito familiare per fronteggiare il grave problema della tossicodipendenza dei figli ed al fine di recidere i pericolosi legami da questi ultimi intrattenuti con pericolosi pregiudicati per il procacciamento quotidiano dello stupefacente, si sono mostrate determinate a rivolgersi alla Stazione Carabinieri di Cosenza. Vere e proprie “mamme coraggio” che hanno deciso di collaborare con gli inquirenti pur di salvare dalla tossicodipendenza i figli, nella speranza di poter garantire loro ed a tanti altri assuntori un futuro migliore, lontano da contesti criminali.
In particolare, le dichiarazioni rese dalla madre di un giovanissimo assuntore hanno fatto emergere ed ulteriormente avvalorato le responsabilità di alcuni maggiorenni coinvolti nel traffico di stupefacenti, i quali, per minimizzare i rischi nell’espletamento dell’attività illecita, non esitavano ad impiegare stabilmente minori di età tanto nell’attività di trasporto e confezionamento dello stupefacente approvvigionato, quanto in quelle di procacciamento dei clienti e nello smercio delle cd. “dosi di strada”.
È proprio in questa delicata fase di sviluppo dell’attività investigativa che i Carabinieri, ampliando il monitoraggio su ulteriori soggetti e luoghi di spaccio, sono risaliti a tre pusher minorenni, cristallizzando le condotte delittuose per ben 34 episodi di cessione di stupefacenti, anche cocaina, e documentando numerosi contatti con i clienti assuntori, spesso anch’essi minori, intercettati in prossimità di alcune scuole del capoluogo bruzio.
In uno dei tanti riscontri eseguiti, i Carabinieri, notata la presenza di due pusher maggiorenni in compagnia di uno dei citati minori all’interno di un circolo ricreativo cosentino, hanno proceduto ad un minuzioso controllo rinvenendo cinque dosi di hashish di diversa pezzatura, per un ammontare complessivo di oltre 18 grammi, celati all’interno degli slip del minore, nonché 280 euro in due mazzette, provento della pregressa attività di spaccio. Tale dato ha rappresentato l’ulteriore conferma del quadro probatorio già delineato che vede i minori porsi costantemente al servizio di alcuni degli indagati maggiorenni.
Addirittura in un caso, uno degli spacciatori, sebbene minore, in concorso con il proprio padre, ha posto in essere una grave condotta estorsiva, incutendo timore, mediante pesanti minacce, nei suoi clienti-assuntori al fine di recuperare i crediti vantati per la compravendita dello stupefacente, arrivando al punto di percuotere violentemente le proprie vittime e di cagionare loro lesioni personali.
Altrettanto preoccupanti sono gli stratagemmi utilizzati per introdurre la droga all’interno della casa circondariale di Cosenza, attraverso la collaborazione di mogli e conviventi che, occultato lo stupefacente in bocca avvolto in una pellicola, durante i colloqui lo passavano con un bacio ai familiari ristretti. Ciò è quanto emerso da intercettazioni in cui uno degli indagati ha descritto in dettaglio ai suoi familiari le modalità esecutive dello stratagemma ideato da un altro detenuto per ricevere quantitativi di stupefacente, poi ceduti agli altri detenuti in cambio di pacchetti di sigarette.
Sintetizzando in pochi numeri le risultanze della manovra investigativa condotta dai Carabinieri di Cosenza in oltre due anni sul fronte della droga, si potrebbe fare riferimento a:
374 episodi di cessioni di stupefacenti documentati con l’identificazione di 226 assuntori, di cui 30 minorenni;
6,2 kg. di marijuana, 2 kg. di hashish, 50 gr. di cocaina e 70 gr. di eroina, complessivamente sequestrati nei vari servizi, molti dei quali culminati con l’arresto in flagranza di pusher;
22 assuntori segnalati alla Prefettura di Cosenza.
In aggiunta al già grave panorama criminale tracciato, nel corso dell’attività investigativa è emersa anche la disponibilità di armi da fuoco da parte di diversi soggetti monitorati, due dei quali arrestati in flagranza di reato: uno nel marzo 2016, a seguito del rinvenimento di una pistola revolver Smith & Wesson cal.38 con matricola abrasa, di 8 proiettili del medesimo calibro, di 1,6 kg di marijuana e 100 gr. di hashish; l’altro nell’agosto 2017, trovato in possesso di un fucile da caccia cal.12, avente matricola abrasa, con relativo munizionamento, oltre a 1,7 kg. di marijuana, 500 gr. di hashish e 20 gr. di cocaina.
Armi che gli indagati hanno tentato di occultare con particolare attenzione, come comprovato dall’incredibile scoperta effettuata in una perquisizione risalente a novembre 2017: nel corso dell’attività i Carabinieri hanno individuato un foro appositamente realizzato da un pregiudicato nel pavimento del suo appartamento per consentire un diretto collegamento con l’abitazione sottostante, ove gli occupanti (una donna ed il figlio minore, entrambi sottoposti a misura cautelare) avrebbero potuto celare armi e droga in caso di controlli dei Carabinieri.
In diversi altri episodi, sono stati documentati il porto clandestino di pistole perfettamente funzionanti che, come rilevato dalle intercettazioni registrate, “…avrebbe dovuto essere utilizzata per commettere un agguato…”. In particolare, in una circostanza uno degli indagati, nel rivolgersi esplicitamente al suo complice, ha rammentato l’esigenza non solo di muoversi armati, ma di farsi trovare pronti all’azione, con il colpo in canna (“…hai già messo il coso in canna..”, “…e devi girare la pistola con il colpo…”). Gli stessi soggetti, a riprova della caratura criminale, hanno pianificato anche di utilizzare una pistola per sparare ad un altro malvivente per futili motivi, dicendo con agghiacciante freddezza “..questi quattro na bastano… a bucarci proprio un piede”.
L’articolato quadro accusatorio si completa con una lunga serie di reati contro il patrimonio. Tra gli arrestati figura anche uno degli autori della rapina consumata il 16 luglio 2016 ai danni del supermercato Carrefour, sito in via G. Marconi a Cosenza, da due individui, travisati ed armati di una pistola, i quali avevano trafugato l’intero incasso giornaliero consistente in ben 1.000 euro, per poi dileguarsi nelle vie limitrofe a bordo di una moto.
Le indagini poste in essere dai Carabinieri hanno permesso di individuare anche i componenti di due distinti gruppi criminali, resisi responsabili di 11 furti in abitazione, perpetrati in zone rurali e cittadine, la cui refurtiva consistente in oro, oggetti preziosi, attrezzi agricoli, per un valore complessivo stimato in circa 15.000 euro, è stata in parte recuperata e restituita ai legittimi proprietari.
Inoltre è stata accertata un’attività di spendita di banconote contraffatte di vario taglio da parte di 6 pregiudicati cosentini. Decisivo in questo senso l’apporto di alcuni titolari di esercizi commerciali che, alla vista delle banconote contraffatte, spesso del taglio di 10, 20, 50 e 100 euro propinate dagli odierni indagati, hanno denunciato immediatamente i fatti ai Carabinieri. Secondo quanto emerso dalle indagini, i malviventi cosentini si sono costantemente riforniti di banconote contraffatte a Napoli, così come dichiarato da uno degli stessi nel corso di un interrogatorio davanti agli inquirenti: “Andavamo a Napoli…ho preso 7.000 euro falsi e gli ho dato 350 euro”. Approvvigionatisi delle banconote, avrebbero speso il denaro falso presso esercizi commerciali presenti sulla costa tirrenica, tra Paola, San Lucido, Belvedere e Diamante, ottenendo oltre alla merce così illecitamente acquistata anche il resto in banconote originali.
Contestualmente all’esecuzione delle misure, i Carabinieri hanno dato altresì esecuzione a 19 decreti di perquisizione domiciliare emessi dalla Procura della Repubblica di Cosenza nei confronti di ulteriori soggetti indagati in stato di libertà, a vario titolo, per i medesimi reati.
(comunicato stampa)