Conoscendo il livello di spregiudicatezza del soggetto siamo consapevoli che saremo destinatari e vittime di nuove invettive, ma abbiamo l’obbligo civico e morale di rivolgerci all’ampia platea di lettori a cui va precisato che la nostra famiglia è estranea ad ogni forma di continguità sia a organizzazioni criminali sia politiche/partitiche. Siamo imprenditori, abbiamo iniziato questa esperienza con umiltà e sacrifici, in una area dove tutto diventa più difficile. Abbiamo creato posti di lavoro, ci esponiamo a rischi di investimento e non solo. Per nostra natura, siamo abituati sempre ad assumerci le responsabilità. Certe gratuite affermazioni dunque, non possono trovare ospitalità né essere tollerate.
A tutto c’è un limite!
Mai, da queste parti, il giornalismo è sceso così in basso per stile, forma, garbo e contenuti. Lo scenario che si offre è degradante, da macelleria mediatica.
Taciamo su pur ragionevoli opinamenti che valgono a svelare le misere ragioni che sottendono a tali vergognosi attacchi. Non amiamo trascendere, lasciamo ad altri tale modus agendi. L’informazione deve esercitare anche una funzione pedagogica, formativa, e di crescita culturale. Tutto questo non avviene, e spiace dover constatare come metodi e condotte aberranti trovino accoglienza in like di cittadini utenti pur se consapevoli di assistere ad atti di sciacallaggio senza precedenti nella storia del giornalismo calabrese per volgarità e per tracotanza nell’offesa di persone e professionalità, stravolgendo le regole del vivere civile che devono caratterizzare lo Stato di diritto!
La macchina del fango si mette in moto ogni qualvolta si è prossimi a una campagna elettorale e si chiamano in causa soggetti imprenditoriali, associandoli alla ‘ndrangheta, trincerandosi nella impenetrabilità di una “lettera firmata” ma anonima, alimentando forme clandestine della stampa, anch’esse penalmente perseguibili, di imbarbarimento della civiltà dei rapporti.
Denunce gravi che si lasciano nel limbo dell’incognito con evidente rappresentazione di una profonda viltà non solo per l’autore degli scritti ma anche per chi, a vario titolo concorre alla pubblicazione.
Si pubblica una lettera senza i firmatari privilegiando la strada della riservatezza e non già della trasparenza, contrariamente ai contenuti pubblicati, dove, invece, si citano nomi, cognomi, nomignoli, etc etc, tutelando e incentivando i corvi. Il teorema che si mette in piedi è quello secondo il quale chi opera nel settore dei rifiuti sia necessariamente collegato alla criminalità organizzata, e lo si fa per deduzione populistica, per sensazionalismo, o per azione di spettacolarizzazione della notizia. Senza uno straccio di prova o indizio, se non la presenza di letterine anonime! E ciò che è agghiacciante è che si specula sulla vita delle persone a volte per un click in più così da rientrare in una spicciolata di rimborsi dai colossi social, tal altra sotto pagamento da parte di chi commissiona articoli ad orologeria nell’ambito di scenari politici a cui la nostra azienda è totalmente estranea, così come è totalmente estranea a qualsivoglia ipotesi di vicinanza o appartenenza a forme di criminalità organizzata. Quel che il cittadino deve auspicare è una informazione chiara e trasparente, socialmente utile, non certo quella dell’insinuazione, del dubbio, del dileggio! Né si può pensare a forme di impunibilità solo perché non si ha nulla da perdere!
A differenza di chi si nutre di maldicenza, la nostra società ha invece da perdere e, soprattutto, è a repentaglio il futuro di intere famiglie a cui viene garantito il lavoro in una terra difficile come la nostra. Chi opera nel settore dell’informazione dovrebbe essere a conoscenza che una società operante sul mercato è condizionata dai media.Come è possibile non comprendere che un’impresa, se viene collegata ad organizzazioni malavitose, potrebbe subire gravi conseguenze nell’impatto con l’esterno, con la burocrazia, con la politica, e con la pubblica amministrazione la cui attività è monitorata costantemente dall’anticorruzione! Come si può essere così superficiali nelle pubblicazioni che gettano discredito su soggetti giuridici chiamati ad attenersi a principi di attendibilità e credibilità aziendale!
A questa forma degenerativa di gratuito scandalismo siamo chiamati ovvero costretti da ineludibili pulsioni morali, a difenderci dando mandato a uno Studio Legale, confidando in un immediato intervento non solo della Magistratura ma anche dell’Ordine dei Giornalisti di competenza a cui è demandato il compito di intervento per infrenare, correggere e reprimere devianze dalle regole e dai doveri di corretta informazione.
Eugenio Pulignano – Walter Pulignano (Amministratore Bieco e socio della Bieco)