Quattro bassorilievi raffiguranti l’evoluzione dell’emblema del corpo, realizzate dal maestro Pino Savoia, Sovrintendente Capo in forza alla questura di Cosenza e responsabile dell’Ufficio di Polizia Scientifica del Commissariato di P.S. di Corigliano-Rossano, raccontano, più di ogni altra brand identity, la mission e i peculiari compiti di questa importante istituzione nazionale.
La Polizia italiana ha mutato negli anni più volte la denominazione e l’ordinamento, pur conservando gli stessi compiti istituzionali.
Dal 1919, anno dell’introduzione dell’aquila come emblema del corpo, ad oggi si sono susseguiti: il Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza; il Corpo degli Agenti P.S.; il Corpo delle Guardie di P.S. e dal 1981 l’attuale Polizia di Stato.
È interessante notare, osservando le opere del maestro Pino Savoia, come, sul petto rampante e fra le ali spiegate delle quattro aquile in mostra, gli attributi sabaudi (ovvero la corona e lo scudo crociato) abbiano lasciato il posto, nel corso del tempo, al monogramma repubblicano “R I”. Testimonianza di un percorso storico vissuto sempre in prima linea, fra la gente.
Savoia, già responsabile dell’archivio fotografico dell’Ufficio Storico della Polizia, nonché membro del gruppo di lavoro preposto alla rielaborazione delle uniformi e dei distintivi della Polizia di Stato, sottolinea quanto sia emblematico, dato che di emblemi si sta parlando, che a raccontare questa vocazione di servizio verso i cittadini sia proprio lo stemma distintivo del Corpo, capace di temprare il suo carattere identitario non nella standardizzazione dei suoi attributi iconografici, ma sulla capacità di evolversi, restando fedele alla sua funzione di baluardo della libertà nella legalità.
Oggi, questo prezioso simbolo si appresta a diventare anche distintivo di qualifica, all’interno del più ampio progetto di riordino dei nuovi segni identificativi degli appartenenti alla Polizia di Stato, come Amministrazione civile ad ordinamento Speciale (Comunicato stampa).