In questi giorni è arrivata la risposta del capo del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale Angelo Borrelli al quale avevo chiesto lumi sullo stato della pratica dell’alluvione delle contrade di Thurio e Ministalla di Corigliano Rossano causata dalla rottura dell’argine del Fiume Crati. Secondo quanto contenuto nella missiva di risposta a me indirizzata è vero che la regione Calabria con nota del 21 dicembre u.s. ha chiesto che venisse deliberato lo stato di emergenza in relazione agli eventi idrologici che hanno interessato il comune di Corigliano-Rossano (CS) tra il 27 ed il 28 novembre 2018.
Sulla base degli elementi forniti dalla medesima Regione, il Dipartimento si è attivato ed ha inviato il giorno 13 febbraio 2019 personale del Dipartimento della Protezione civile per effettuare i sopralluoghi congiuntamente ai tecnici regionali e del Comune interessato.
“All’esito dell’istruttoria – scrive la Protezione Civile – si è provveduto a comunicare alla citata Amministrazione regionale, con nota dell’11 marzo 2019, l’impossibilità di dichiarare lo stato di emergenza in quanto l’evento in argomento non è stato tale da giustificare l’adozione di misure che trascendono le capacità operative e finanziarie degli enti competenti in via ordinaria e quindi lo stesso non è ascrivibile alla tipologia di eventi contemplati dalla lettera c) dell’articolo 7 del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1.
Nello specifico – continua ancora Borrelli – è stato evidenziato che l’estensione dell’area interessata dall’evento di cui trattasi risulta limitata ed i costi derivanti dalla realizzazione delle prime misure emergenziali appaiono contenuti e pertanto sostenibili dalla suddivisione etta Regione. E’ stato rappresentato, altresì, che non sono stati proposti da parte del suddetto Comune o dalla regione Calabria eventuali interventi di riduzione del rischio lungo il fiume Crati la cui gestione, per quanto riferito in sede di sopralluogo, è a carico della medesima Regione”. La risposta della Protezione civile arrivata dopo la mia sollecitazione evidenza come le spese siano esigue e possano essere sostenute dalla stessa Regione Calabria. Per questo nei mesi scorsi ho insistito affinché partisse anche al più presto l’intervento da 1 milione e 200mila euro in capo al Dipartimento “Ambiente e Territorio” della Regione Calabria che andrà a risolvere proprio il problema nella zona di Thurio e Ministalla e i cui lavori, come avevo comunicato qualche giorno fa, dovrebbero partire a metà luglio. Anche perché la situazione è grave visto che gli agricoltori già da anni avevano segnalato i cedimenti ai lati del fiume e i fondi per l’intervento stesso erano stati persi e poi recuperati.
Alla Protezione Civile Nazionale, infine, avevo chiesto anche lumi in merito all’installazione di una serie di sistemi di sorveglianza idraulica nel letto del Crati volti a controllare il livello idrometrico del Fiume Crati e consentire, in caso di fenomeni di piena, un preventivo allertamento della popolazione residente nelle aree limitrofe. Anche in questo caso il capo del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale Angelo Borrelli – cito – afferma che “possa essere demandata ai competenti organi regionali, che potranno operare ordinariamente nell’ambito dei mezzi e dei poteri agli stessi attribuiti. A tal proposito giova, altresì, ricordare che nel cosentino lungo il fiume Crati risultano già installate ed operative tre stazioni idrometriche (Torano Castello a monte, Tarsia e Sibari più a valle)”. Una interlocuzione che dimostra come debba intervenire la Regione sia per le spese sostenute in corso d’emergenza, sia per la messa in sicurezza dell’argine e sia per l’installazione dei sistemi di sorveglianza idraulica del Crati. Gli organi competenti ora intervengano al più presto.
Rosa Silvana Abate (M5S Senato – Commissione Agricoltura)
(comunicato stampa)