La misura cautelare – già originariamente emessa dal Gip presso il tribunale di Lagonegro – è stata successivamente disposta dal G.i.p. presso il tribunale di Catanzaro Antonio Battaglia, su richiesta della Procura della Repubblica, a conclusione delle indagini dirette dal sostituto procuratore Pasquale Mandolfino, con il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e del procuratore della repubblica Nicola Gratteri.
L’indagato è ritenuto responsabile, oltre che del reato di esercizio abusivo della professione legale, di aver prodotto una falsa sentenza della corte di appello di potenza che, accogliendo l’impugnazione in realtà mai proposta dal finto avvocato, annullava il fallimento di una società, che si era rivolta al sedicente legale per farsi patrocinare.
Tale falso provvedimento era stato accuratamente e scaltramente formato dall’indagato con l’indicazione dei magistrati che effettivamente compongono la corte d’appello, con le loro firme false, con l’emblema della repubblica italiana e l’intestazione dell’ufficio giudiziario ed era stato inizialmente idoneo a trarre in inganno l’apparato giudiziario, salvo poi essere smascherato all’esito di controlli più approfonditi svolti con l’ausilio della guardia di finanza, diretta da questo ufficio di procura.