Una flessione di circa il 10% rispetto al mese di luglio dello scorso anno. È questo il dato, fonte Proloco Rossano, che emerge sul fronte dei flussi turistici nella nuova città. Sia pur con dei distinguo tra le due aree urbane, con Schiavonea soprattutto che da qualche anno a questa parte fa registrare un maggior numero di presenze, si avverte forte la necessità di rilanciare il settore del turismo in un territorio che per le sue peculiarità e per l’entità del proprio patrimonio culturale, storico e paesaggistico, può realmente ambire a numeri importanti.
Tralasciando questioni relative a litigiosità e scarsa collaborazione tra gli operatori del settore, ciò che balza agli occhi è innanzi tutto la conformazione stessa delle aree deputate alla ricettività turistica. Prendiamo la costa che, come emerge dalla relazione che accompagna il Piano Strutturale Associato della Sibaritide, che mette insieme i comuni di Corigliano Rossano, Crosia, Calopezzati e Cassano Jonio, è interessata anche da fenomeni di abusivismo edilizio che determinano la perdita di qualità del paesaggio. Non solo. In gran parte dei 29 km di costa sono presenti insediamenti residenziali e aree agricole.
Il turismo è tipicamente stagionale legato al periodo estivo e alla seconda casa, mentre le strutture ricettive, ad eccezione di qualche realtà a macchia di leopardo, sono esigue.
Nell’area urbana di Rossano, esiste una proposta relativa alla installazione, sul lungomare, di strutture amovibili in area sdemanializzata da realizzare mediante un intervento pubblico-privato e da affidare a disoccupati in modo da creare anche occasioni di lavoro. Si tratta di una delibera, nell’ambito del Piano Spiaggia comunale, risalente al 2015 e mai attuata, il cui iter si interruppe per vicissitudini politico-amministrative.
La problematica si ripropone oggi più che mai, con la necessità di invertire il trend e ampliare l’offerta, anche in termini di strutture ricettive, al fine di rendere questo territorio più appetibile per il maggior numero di turisti.