Tutto iniziava a seguito della denuncia presentata dalla nonna del minorenne ai Carabinieri della Stazione di Villapiana, che delineava un quadro allarmante. La signora, 67enne del posto, subiva da quasi due anni ricatti, minacce e percosse dal nipote, che la stessa si era presa per amore del ragazzo in affidamento presso la sua abitazione, dopo la separazione dei genitori e il rifiuto di questi di tenerlo con loro. Il minorenne chiedeva incessantemente e periodicamente alla donna ingenti somme di denaro che la stessa non sapeva neppure come spendesse e qualora la 67enne non ottemperava alle richieste del nipote questo la minacciava, anche di morte e più volte era arrivato a percuoterla con schiaffi. Stessa sorte era talvolta capitata anche al compagno di lei, ogni qual volta era intervenuto in difesa della donna. La stessa non si era mai spinta a denunciare i fatti, sperando in un miglioramento della situazione ed in un ravvedimento del nipote, ma la situazione era, invece, peggiorata. Infatti ad inizio settembre il ragazzo era arrivato a chiedere 600 euro in contanti alla nonna, che si era trovata costretta ad uscire per prelevare l’importo con il proprio bancoposta, dopo essere stata percossa sulle braccia ed essere stata minacciata di morte in caso non avesse seguito le indicazioni del nipote. Arrivata presso lo sportello la donna non riusciva a prelevare per un guasto dello stesso e per timore di tornare a casa a mani vuote ed in preda alla disperazione si era convinta a rivolgersi ai Carabinieri di Villapiana. Le immediate attività svolte dai militari acclaravano la veridicità del racconto della vittima, corroborato anche dalle dichiarazioni del compagno e delineavano un quadro indiziario in cui l’indagato senza alcun scrupolo si era abbandonato a condotte violente e minacciose nei confronti della nonna che gli aveva fornito negli anni accoglienza, mosso dall’unico obiettivo di realizzare le sue pretese di guadagno senza alcuna forma di controllo dei propri impulsi. Il protrarsi delle richieste estorsive e le allarmanti modalità delle stesse […]rendono concreto ed attuale il pericolo di reiterazione di ulteriori gravi condotte, ove si consideri la personalità dell’indagato che ha dimostrato di non aderire agli interventi educativi posti in essere nei suoi confronti – afferma il G.I.P. – rendendo necessaria come unica soluzione nei confronti del minorenne l’applicazione della misura cautelare detentiva presso la comunità ministeriale di Catanzaro, dove lo stesso è stato tradotto dai Carabinieri dopo le formalità di rito. (comunicato)