LE ACCUSE All’uomo si contestava il reato di stalking perché, non accettando la conclusione della relazione extraconiugale intrattenuta con la vittima, una signora molto conosciuta nella Corigliano bene, costituita parte civile nello stesso processo al fine di chiedere la condanna dell’imputato e un importante risarcimento dei danni, con condotte reiterate minacciava e molestava la donna, la contattava con insistenza, sull’utenza mobile e su quella fissa, pretendendo che venisse ristabilito il loro rapporto sentimentale sotto la minaccia di rendere pubblica la loro trascorsa relazione. L’uomo era accusato di averla aggredita verbalmente e minacciata anche in pubblico, causandole un perdurante e grave stato di ansia e di paura, nonché un fondato timore per la propria incolumità. In una occasione, nel giugno 2015, gli si contestava di aver raggiunto la vittima appena uscita dalla palestra e, con l’utilizzo di una pistola, di averla minacciava dicendo: “forse non hai ancora capito che se non torni con me, sono disposto a tutto”. Tra le accuse anche quella di aver indirizzato gesti offensivi e volgari nei confronti e della donna e del marito. Poi, nell’agosto del 2015, l’invio, sul telefono cellulare della vittima, immagini e video che la raffiguravano in pose erotiche, dopo averli inviati anche ai familiari della donna, ovvero al marito, al figlio e alla figlia minorenne. Sull’uomo pendevano, inoltre, le accuse di tentata estorsione, illecita detenzione di arma e stalking anche nei confronti del marito della vittima per averlo contattato e pedinato in diverse occasioni, chiedendogli un incontro e rivelandogli, con intento provocatorio, aspetti privati della donna. All’uomo, tra l’altro, erano stati rivolti gesti offensivi e inviate immagini e foto hard della moglie.
IL PROCEDIMENTO All’udienza del 25 settembre scorso, il Pubblico Ministero in sede di discussione ha chiesto la condanna dell’imputato alla pena della reclusione. Richiesta alla quale si sono associati anche i difensori delle parti civili costituite. Il Gup, all’esito della camera di consiglio, in totale accoglimento delle richieste avanzate dagli avvocati Francesco Nicoletti e Francesca Console ha assolto l’imputato con la formula più ampia “perché il fatto non sussiste”.
(comunicato stampa)