È quanto dichiara il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Ernesto Rapani, dopo aver appreso della spada di Damocle dell’Ue che pende sulla Calabria e del rischio di sospensione dell’erogazione dei fondi per le infrastrutture.
«Qualora l’Ue dovesse confermare la sanzione per la Calabria – prosegue il rappresentante del partito della Meloni – significherebbe prosciugare l’unica vera fonte di finanziamento pubblico per gli investimenti e per le imprese. Le vicende verificatesi nei mesi scorsi, hanno influito anche sulla programmazione Por. I dati riportati dal portale “Cohesiondata”, peraltro, sono inappellabili: la Calabria ha speso solo il 19% dei fondi a disposizione e ne ha impegnati il 61%.
C’è poi il rischio, ben più grave, ovvero che l’interruzione dei rimborsi da parte della Comunità europea – rimarca Rapani – si trasformi in sospensione dell’intero programma operativo regionale che dispone di circa 2,4 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, di cui 1,8 miliardi di fondi europei».
«Com’è noto, l’interruzione dei pagamenti da parte di Bruxelles – aggiunge il portavoce regionale di FdI – deriva dall’inchiesta giudiziaria “Lande desolate”, relativa ad appalti di opere pubbliche realizzate in provincia di Cosenza per circa 16 milioni, condotta dalla Procura di Catanzaro e conclusa dalla Guardia di finanzia, che ha portato a fine 2018, provvedimenti cautelari, alcuni di questi poi annullati, per sedici persone tra cui il presidente della Regione, Mario Oliverio.
Insomma, la vicenda certifica, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l’incapacità amministrativa del governo regionale di tutelare anche le due uniche “industrie”, agricoltura e turismo a causa del deficit infrastrutturale. I fondi, dunque, ci sono ma non vengono spesi, perché?», chiede Rapani retoricamente. «Semplice – è la risposta – mancano progettualità, capacità amministrativa, visione. E se venisse confermata la sospensione a causa delle inchieste giudiziarie, è la prova provata del dazio che i calabresi devono pagare per colpa di Oliverio & C.».
«Fdi – termina Ernesto Rapani – non condividerà programmi elettorali, non sosterrà candidati e non candiderà nelle proprie liste soggetti coinvolti in azioni giudiziarie a danno alle pubbliche amministrazioni, e quindi alla collettività. Mi auguro che anche le altre formazioni politiche si impegnino a sostenere questa idea. Chi è coinvolto in queste genere di vicende, con buonsenso, è auspicabile che ceda il passo ad altri» (Comunicato stampa).