Lo avevamo chiesto quel Consiglio straordinario – e lo chiediamo ancora – perché sappiamo che un problema così delicato si affronta e risolve solo se c’è una pressione istituzionale unitaria e trasversale. E ieri, infatti, è bastata una comunicazione del direttore sanitario dello Spoke cittadino per far cascare dalle nuvole il nostro Ercole Imberbe e portarlo nuovamente con i piedi sulla terra. Questo perché dalla visita settembrina del commissario Cotticelli ad oggi, a Corigliano-Rossano le cose non solo non sono cambiate ma hanno subìto un degradante peggioramento che adesso ci vede costretti a dover alzare – per davvero – le barricate contro una gestione della sanità che ha toccato il fondo. Se non si è capaci di dare una sferzata forte a questo momento di impasse, andando a battere i pungi su tutti i tavoli istituzionali, siano essi del presidente della regione che del commissario alla sanità, crediamo che questa parabola discendente possa finire nel fondo del baratro. Perché, rispetto a come stanno le cose oggi – al netto delle contrazioni e dello sbraitamento social del sindaco che a chi decide fanno solo il solletico – le chiusure dei reparti sono solo rinviate di qualche giorno. Così come lo fu per il pronto soccorso di Corigliano, che venne tenuto aperto dopo il blitz di Cotticelli grazie alla disponibilità momentanea di qualche medico, ma che oggi si trova nuovamente punto e a capo.
La minaccia del sindaco Stasi di agitare la piazza nel caso in cui nelle prossime ore non venissero assunti gli opportuni provvedimenti per reclutare nuovo personale, non basta. Perché sicuramente non sarà così. Servirà, allora, l’unità del Consiglio comunale a dare un mandato autorevole e responsabile al primo cittadino per andare nelle sedi opportune e rivendicare i diritti di Corigliano-Rossano.
E questo, fino ad ora, Sindaco, non lo hai fatto. E non solo in ambito sanitario ma in tutti i settori strategici in cui la terza città della Calabria avrebbe dovuto avere diritto di veto, dall’Assemblea provinciale dei sindaci sulla Sanità (che il sindaco presiede) per finire all’assemblea provinciale dell’ATO per la questione rifiuti. La verità è che il primo cittadino non vuole responsabilità. Perché averne significherebbe dare risposte ai cittadini». (comunicato)