Corigliano Rossano – «Siamo partiti male. Non era questo lo spirito della fusione». Già sindaco della ex città di Rossano, Giuseppe Caputo, a oltre 100 giorni di attività amministrativa, delinea un primo tracciato circa l’operato dell’amministrazione Stasi alle prese con le discutibili linee programmatiche del prossimo quinquennio.
«I primi indicatori non depongono bene – afferma Caputo -. Si rinvengono sacche di malcontento ovunque, a tal punto da indurre gli antifusionisti a costituirsi in comitato al fine di celebrare un referendum e ripristinare le ex due città. Una iniziativa dalla quale prendo decisamente le distanze ma di cui è necessario capire le ragioni – afferma l’ex sindaco – a prescindere dai pregiudizi di ordine culturale. Le valutazioni sono di merito e riscontrabili nella realtà».
Situazione caotica, disordine generalizzato, mancanza di riferimenti: «Siamo di fronte a una città allo sbando, senza controllo, priva di una guida autorevole che trasmetta sicurezza e dia risposte ai cittadini non tanto sui grandi temi, laddove si richiederà opportunamente del tempo, ma sull’ordinario, dove non ci vuole certo la bacchetta magica, ma soltanto una seria organizzazione di cui al momento non si vede l’ombra. Non si può non rilevare come l’Amministrazione in carica non sia dotata di quella autorevolezza necessaria a esercitare le giuste pressioni appellandosi ai poteri di indirizzo e di controllo delle attività al fine di erogare quei giusti, minimali e legittimi servizi ai cittadini, oggi più incerti e smarriti che mai».
«Non vi è dubbio – continua l’ex amministratore – che molte delle difficoltà attuali traggono origine dalla eredità assunta dal recente passato, mal comprendo tuttavia l’atteggiamento di chi spesso, con astuzia, si nasconde dietro la motivazione che si è al governo da poco tempo. Non funziona così! Il cittadino chiede e vuole i fatti, atti concreti, rivendica diritti, non certo giustificazioni».
L’ex sindaco guarda la realtà, ascolta i cittadini e assume consapevolezze mai vissute in passato. «È divenuta una città invivibile, ripiegata su se stessa: si ha la sensazione di vivere in una giungla, fuori dalle regole, non si osservano divieti, parcheggi; si notano alberi incolti e transenne abbandonate per settimane in ogni parte della città, nessun amministratore si vede in giro. Viene da chiedersi: ma dove sono gli assessori? Che supporto forniscono? Se non fosse per qualche foto e video sui social, non sapremmo chi governa la nostra città e tutto questo mentre la tensione sociale cresce a dismisura tra cittadini che legittimamente lamentano l’assenza di acqua, genitori che rivendicano la figura degli assistenti fisici e contestano i costi delle rette scolastiche, le proteste di lavoratori che disperatamente chiedono lavoro, tra ex addetti al verde pubblico e indotto Enel, i pescatori che insorgono».
Sottolineata l’importanza epocale della fase post-fusione: «L’attuale Governo ha una responsabilità storica, non solo sul piano culturale e sociale, ma anche nei rapporti di forza con le altre città della Calabria, tra i punti fondamentali e strategici del processo di fusione. Tuttavia, il breve arco temporale di carica dell’attuale Governo non lo esenta dalla propria responsabilità amministrativa di fronte agli elettori, i quali chiedono fatti, non certo l’ascolto del solito ritornello dell’inesperienza e della bacchetta magica».
Il messaggio rivolto all’attuale primo cittadino: «Sindaco senza alcuna vena polemica, anzi con chiaro intento costruttivo, le suggerisco di essere più presente, girare di più per la città, constatare personalmente i tanti problemi, come il buon padre di famiglia ascolti i suoi concittadini, poiché molti si lamentano che è diventato impossibile incontrarla di persona o parlarle al telefono e soprattutto basta con la politica dei proclami, basta con i selfie, le lettere di scuse e i video giustificativi su facebook, Corigliano Rossano non è una realtà virtuale, si agisca veramente, diventi pragmatico, la città soffre ed ha bisogno di risposte veloci e concrete. Sono stati assunti degli impegni sui palchi con gli elettori da cui si palesava coraggio, decisionismo e determinazione. Si annunciavano grandi rivoluzioni, di rottura con il passato in chiave di rinnovamento. Spiace tanto constatarlo – conclude Caputo – ma ad oggi di tutto questo nessuno si è ancora accorto».
(comunicato stampa)