Nelle ultime ore è pervenuta notizia della soppressione dell’ufficio legale di Corigliano Rossano dell’azienda sanitaria anch’esso accorpato a Cosenza, capoluogo storico pur avendo perso la titolarità demografica della provincia. E nonostante tutto si continua a tacere, zitto tu e zitto io. Ma c’è di peggio: sussistono tentativi di delegittimare sul piano persino formale il dato secondo cui al sindaco di Corigliano Rossano spetti il diritto di convocare la conferenza dei sindaci dell’ASP di Cosenza. E non è un caso che sia stato proprio il sindaco di Cosenza a disertare la prima riunione voluta dal sindaco Stasi, con altri 90 al suo seguito. La prevaricazione bruzia non ha limiti. E la solita cabina di regia che ha depotenziato sul piano demografico l’ospedale spoke di Corigliano Rossano, su cui ricade ora l’ospedale disagiato di Acri e, al tempo stesso, colloca l’area dell’alto jonio a Castrovillari, mentre San Giovanni in Fiore guarda al Tirreno. Il risultato? Dei tre spoke della provincia di Cosenza, e sappiamo che per ogni provincia può sussistere n.1 hub e n.2 spoke, chi ha meno abitanti è proprio lo spoke di Corigliano Rossano! E’ lo stesso gioco che è stato fatto per la suddivisione circoscrizionale giudiziaria: l’alto jonio ricade su Castrovillari facendo perdere numeri all’ex tribunale di Rossano, ma chissà per quale recondito motivo quando si tratta di sovraintendere con uomini e mezzi l’area dell’alto jonio ( vedi carabinieri) d’un tratto quest’area viene assegnata a Corigliano Rossano! Qual è il criterio? Possiamo pensare che per i trebisaccesi o per un villapianese sia più comodo raggiungere Castrovillari e non già Corigliano Rossano? Chi disegna il territorio in maniera scriteriata ha il dovere di rendicontare e di spiegare la ratio di una suddivisione anomala, a mio parere legata al fatto di depotenziare la terza città della Calabria e tutto l’arco jonico della Magna Graecia.
Un dato è certo: le popolazioni joniche devono darsi uno scossone. Non è più possibile né dignitoso continuare a subire l’arroganza e la prepotenza di chi ha perso lungimiranza politica che forse un tempo aveva. I segnali di provocazione giungono di giorno in giorno. Molto dipende da chi ha ruoli politici di primo piano in questa fase storica. Ricordiamoci che il 56% degli elettori non si è recato alle urne in Calabria e che in quel 44% c’è tanto voto di apparato. Ciò significa che quel che abbiamo costruito è solo una democrazia apparente. Ma attenzione alle implosioni che producono deflagrazione… E quando ciò accade è difficile che rimangano sopravissuti.
Matteo Lauria – Direttore I&C