di MATTEO LAURIA
E quel che accade nel mondo dell’istruzione ha dell’incredibile: otto portatori diversamente abili non possono andare a scuola a causa della sospensione del trasporto pubblico e questa cosa passa sulle coscienze di tutti come se fosse un problema ordinario. L’indifferenza è totale.
È come se le coscienze fossero anestetizzate!
In qualsivoglia stato democratico, si sarebbe elevata una barriera umana. Qui, invece, nonostante vi siano rilievi penali (interruzione di pubblico servizio), si pensa ad affrontare il problema giustificandosi e ricorrendo allo scarica barile.
Manca quel senso di indignazione che esplode solo quando siamo coinvolti direttamente nelle vicende. Eppure tanti sono i soggetti che si prodigano costantemente nel sociale, facendo appello alla solidarietà umana e ai principi di sussidiarietà. Sul punto, si auspica un intervento fermo almeno della Chiesa.
È un territorio senza regole, è venuto meno quel rispetto tra persone. Oggi solo imbarbarimento. Si guarda all’IO e a come meglio “fottere” gli altri. E si utilizzano tutte le tecniche in campo pur di raggiungere un obiettivo personale (da non confondere con lo spirito competitivo, che deve esserci, in maniera sana). Sono tempi in cui non si guarda in faccia nessuno. È prevalente la cultura medioevale che ci riconduce alla fastidiosa locuzione latina mors tua vita mea. Vale ovunque: in politica, negli ambienti di lavoro, nella vita quotidiana, persino nell’associazionismo di estrazione cattolica.
Ci si sgomita talvolta in maniera violenta, pensando che nella vita quel che conta sia il raggiungimento di una meta a tutti i costi, adottando metodi di machiavellica memoria: «Il fine giustifica i mezzi».
La volgarità, l’arroganza, il trasversalismo, i sotterfugi, il cinismo non possono essere tacciati quasi a giustificazione come “mezzi”, ma sono e rimangono comportamenti squallidi. E quando si ricorre a tali strumenti è perché si è insicuri delle proprie competenze e della propria preparazione, altrimenti la “sfida” percorrerebbe i binari della qualità.
Nei giorni scorsi, un altro attacco al diritto di critica da parte del comunicatore del Comune di Corigliano e dell’amministrazione comunale sol perché era stato scritto che l’incontro del Sindaco Giuseppe Geraci con i candidati e autocandidati a sindaco di Rossano è stato poco partecipato. Una reazione spropositata, fuori luogo, ai limiti della decenza, come al solito per metodo volgare, fuori da ogni tipo di controllo. Quel che è deprecabile è che tutto questo accada attraverso l’uso di postazioni pubbliche con l’avallo di chi amministra. E sotto l’impulso di qualche ex parlamentare dal vitalizio d’oro che si pone a garanzia di certi soggetti, quasi a renderli intoccabili.
Una raffica di improperi e di insulti alla dignità professionale che non trova giustificazione alcuna in qualsivoglia società civile. Eppure tutto questo accade. Dove?
Nella terra di nessuno.
Come non ricordare, infine, sul versante “giustizia”, le dichiarazioni del senatore Enrico Buemi quando denuncia l’esistenza di “carte false” che hanno portato alla chiusura del tribunale di Rossano e meravigliarsi del fatto che nessun magistrato abbia inteso convocare il parlamentare piemontese per chiedere spiegazioni su quanto afferma. Anche questo accade nella terra di nessuno. L’elenco è lungo, si potrebbe continuare in settori altrettanto importanti, nei quali traspare con grande evidenza come oggi il sistema sia eccessivamente vulnerabile. Un dato è certo: i tempi della giustizia saranno pure lunghi, ma prima o poi arriva. E quando e se arriva c’è da farsi male.