Pressing su Caliò, ma si pensa anche ad andare oltre.
Cambia di poco la mappa politica: il magistrato continua ad essere corteggiato dal Pd e da un’area trasversale con i Dem alleati al movimento “Il coraggio di cambiare” che ha il suo asso nella manica nel Consigliere regionale Giuseppe Graziano, la cui figura non è poi così distante dall’ipotesi di buttarsi nella mischia.
Sulla toga si tenta di mediare: il nome del magistrato è finito sul tavolo del presidente della Giunta regionale Mario Oliverio a cui l’idea non dispiace affatto.
Il problema si rinviene nell’atteggiamento assunto dal giudice di totale chiusura anche in considerazione della rissosità presente nell’agone politico.
Come dargli torto? È nata una corsa alla poltrona che forse non ha precedenti storici.
Ed è nata nel momento più difficile della città quando invece era richiesta una maggiore responsabilità nel dare almeno l’idea di una certa unità territoriale. Immaginare quindi una grande alleanza anche di tipo trasversale (un governo di salute pubblica) da non confondere con le ammucchiate da Manuale Cencelli, oppure sposare la causa della linea dura e dare contro a uno Stato che ha avuto la capacità di annientare il territorio su tutti i fronti: giustizia, sanità, infrastrutture, lavoro, occupazione, economia.
Non da ultimo, la questione del CODEX – unico in Calabria riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’umanità – escluso dalla Borsa internazionale del Turismo. Quasi esistesse una macabra cabina di regia che tenta di offuscare storicamente questo fazzoletto di terra.
A fronte di tutto ciò, si poteva elevare una protesta collettiva contro lo Stato attraverso l’indizione di uno sciopero elettorale: Città muta, senza candidati.
Sarebbe stata una risposta forte che avrebbe avuto una vasta eco a livello nazionale.
Ma è un’idea che non passa, fa fatica ad essere metabolizzata.
Si vive un po’ alla vecchia maniera. E questa ostinazione fa aumentare il numero dei candidati gli uni contro gli altri.
Tale frazionamento rischia tuttavia di minare anche lo spirito della legge elettorale in termini di stabilità di governo nell’attribuzione del premio di maggioranza.
Se un candidato alla carica di Sindaco è proclamato eletto al primo turno, alla lista o al gruppo di liste a lui collegate che non abbia già conseguito almeno il 60 per cento dei seggi del Consiglio, ma che abbia ottenuto almeno il 40 per cento dei voti validi, gli viene assegnato il 60 per cento dei seggi, sempreché nessuna altra lista o altro gruppo di liste collegate abbia superato il 50 per cento dei voti validi.
Se un candidato alla carica di Sindaco è proclamato eletto al secondo turno, alla lista o al gruppo di liste ad esso collegate che non abbia già conseguito almeno il 60 per cento dei seggi del Consiglio, gli viene assegnato il 60 per cento dei seggi, sempreché nessuna altra lista o altro gruppo di liste collegate al primo turno abbia già superato nel turno medesimo il 50 per cento dei voti validi.
Da questa impostazione ne consegue che una eccessiva frammentazione di liste e quindi di candidati potrebbe dare vita al fenomeno dell’anatra zoppa, ossia, un esecutivo di un colore politico e la maggioranza in consiglio di segno opposto.
Qualche anno di attività amministrativa e poi sono due le ipotesi che si consumano: o si dà avvio a una sorta di campagna acquisti come già avvenne in passato o si prende atto di un ulteriore scioglimento anticipato.
In verità, Rossano brilla in questo: anche di fronte a una maggioranza bulgara, si è avuta la capacità di interrompere il mandato amministrativo anzitempo con la recente giunta Antoniotti.
Occorre recuperare la bussola della ragione. Si è messo in moto un sistema quasi inarrestabile che trae linfa dalla superficialità con cui si decide di candidarsi al fine di amministrare i soldi di tutti. Non vi sono regole selettive e, soprattutto, manca il buonsenso. Aumenta l’arroganza e viene meno il rispetto nei confronti del cittadino.
È prossima la costituzione di un gruppo, lontano dai partiti e dalla politica, scevro da interessi elettoralistici, che inviterà all’unità per una battaglia di civiltà e per restituire al territorio ciò che i predecessori sono riusciti a realizzare con capacità, intelligenza e alta statura morale.
Si partirà dal seppellimento di 150 anni di storia dell’ex Tribunale di Rossano.