“Quando la politica sconfina nella ripicca malvagia e velenosa non resta altro da fare che passarci sopra e poi proseguire spediti verso l’obiettivo che, in questo caso, è rappresentato dalla 180a edizione dei Fuochi di San Marco”. A dichiararlo è l’ex Assessore al Turismo dell’amministrazione Antoniotti, Guglielmo Caputo che si inserisce nella polemica scaturita in questi giorni intorno alla celebrazione dei Fuochi di San Marco.
“Questi ultimi intossicati giorni – come troppo spesso sta accadendo, purtroppo – stanno esacerbando gli animi di chi vorrebbe operare solo ed esclusivamente per il bene comune, bandendo le ripicche e le crisi nevrotiche di ex amministratori che vorrebbero tenere al buio la città solo per far rimpiangere la sua presenza.
Non è mai stato il mio credo, il mio agire e per questo sono convinto che, pur avendo lavorato alacremente in questi anni per la loro crescita, i Fuochi di San Marco non siano né di Guglielmo Caputo, tantomeno di altri, ma che rappresentino solo ed esclusivamente un patrimonio cultural-turistico della nostra città. Certo è che mi sarei aspettato un minimo di continuità nei metodi di lavoro e valorizzazione dell’evento.
Che è divenuto, negli anni, uno dei più importanti in senso assoluto. Ecco perché tutti, indistintamente, dovremmo lavorare per il loro sviluppo e la loro promozione: le 20 mila presenze della scorsa edizione dimostrano come i Fuochi di San Marco siano divenuti un brand per l’intera Calabria.
Per questo reputo sia assurdo non investire nemmeno un centesimo, seppur con i problemi di cassa che attanagliano il Municipio. Appare piuttosto singolare, quindi, il parere negativo offerto dal dirigente di ragioneria Antonio Le Fosse, che nega la voce di bilancio prevista nel capitolo creato ad hoc e destinato esclusivamente ai fuochi. Posizione dubbia, magari indotta da qualche ex amministratore, come si era tentato di fare con le luminarie natalizie quando la città sarebbe dovuta rimanere “listata a lutto”. Questi sospetti aumentano se pensiamo al lavoro svolto dal dirigente pro tempore al turismo, Domenico Costarella, il quale pare non si sia prodigato affatto ed anzi abbia avallato la posizione di diniego assunta da Le Fosse, guarda caso troppo spesso intravisto passeggiare nei pressi di segreteria politica in via Nazionale. Ecco perché Le Fosse dovrebbe rivedere la sua posizione mentre Costarella dovrebbe avere il buon senso di dimettersi e tornarsene a Catanzaro, vista l’inconcludenza del suo operato. Così far risparmiare alla città, verso la quale ha assunto delle responsabilità, la sua retribuzione, giacché i suoi compiti potrebbero essere assolti tranquillamente da altro personale interno al Comune.
Vincolare la somma di seimila euro previsti ogni anno per i Fuochi di San Marco, insomma, significa stravolgere l’essenza della manifestazione, penalizzare il centro storico ed i commercianti. Mancata promozione a parte, si rischia un’involuzione dell’evento che così sarà affidato esclusivamente al buon cuore dei privati, sia per quel che concerne l’intrattenimento musicale, che per quello culturale, andando a snaturare quel fil rouge che ha caratterizzato le edizioni passate. Che sono state pensate, curate.
Prima di concludere, però, vorrei rimarcare la differenza tra ex amministratori che si dicono – solo a parole – sostenitori del bene comune. Per certi versi, egoisticamente, mi farebbe comodo questo modus operandi che inevitabilmente metterà a confronto il mio operato. Tuttavia non posso, responsabilmente, non rimarcare il riprovevole comportamento di chi avalla certe decisioni e, soprattutto di chi tenta di fare il burattinaio dall’esterno approfittando dei rapporti personali e che vorrebbe i fuochi avvolti da un alone di depressione, sperando che qualcuno rimpianga la sua superflua, impalpabile ed anzi funesta presenza. Il bene della città non lo si dimostra a parole, ma coi i fatti.
Quei fatti che oggi rischiano di penalizzare il centro storico che, per come sostiene Adele Olivo, quest’anno potrebbero ospitare una manifestazione di gran lunga meno affascinante, tra lamentele degli esercenti, chiusura di molte attività commerciali ed un intrattenimento musicale non all’altezza degli anni passati. Sarebbe una mannaia fra capo e collo di chi opera a Rossano Alta.
La città di Rossano per davvero ha bisogno di questi nevrotici menagrami?