Egregio direttore,
le scrivo, e non potrebbe essere diversamente, in ragione della vicenda descritta sul Corriere della Calabria, in un articolo a Sua firma e riferito alla candidatura a sindaco di Cariati.
In apertura mi consenta di qualificarmi, sono – alla mia età – ancora un inguaribile Don Chisciotte e penso che in una terra dove disonesti, violenti e prepotenti, talvolta anche sporchi di sangue, sono molti, chi avverte per intero la sacralità del rispetto della legge e coltiva in se il desiderio di un impegno civile e politico ha l’obbligo morale di non stare a casa propria pur potendolo fare. Ha l’obbligo civico di occuparsi della propria comunità ed infatti questa mia competizione elettorale, di programmi e proposte, è l’ultimo contributo che vorrei dare al mio paese, che soffre più di tutti gli altri, per anni di terribile cattiva gestione.
In Calabria, però e purtroppo, anche nei singoli contesti territoriali e nelle piccole comunità capita di doversi scontrare con enormi interessi, politici ed economici, locali e regionali.
Per quanto mi riguarda la mia storia personale, professionale ed imprenditoriale parla da sola ed a dispetto di qualsivoglia interpretazione di fatti e circostanze di ordine giudiziario-amministrativo, vorrei sottolineare quella che io reputo dovrebbe essere la normalità: ho portato avanti la mia attività imprenditoriale contando sul danaro acquistato dagli istituti di credito, investito nel turismo e puntualmente restituito, ad eccezione degli ultimi milioni di euro che sono ancora in corso di spesa.
Venendo al merito della questione che mi obbliga alla replica. La citata sentenza del 2013 ha definito una vertenza, tra il sottoscritto ed il Comune di Cariati, avente ad oggetto un terreno e conclusasi a favore del Comune. Nell’articolo del Corriere della Calabria si afferma che sull’area oggetto della causa il sottoscritto avrebbe realizzato «uno dei più accreditati villaggi turistici» e che sulla base della sentenza avrei dovuto restituire il terreno al Comune di Cariati. È vero ma solo in parte!!! La controversia definita dalla sentenza riguardava infatti solo alcuni quozienti di terreno per complessivi 16.500 metri quadrati mentre il villaggio turistico cui si fa riferimento nell’articolo sorge su altre superfici, legittimamente di proprietà inizialmente del sottoscritto, avendole acquistate a mezzo atto notarile nel lontano 1974, e poi successivamente trasferite alla Vascellero Villaggi srl, società di famiglia, nel 2002.
In sintesi e senza eccessivi tecnicismi, il totale dei terreni della Vascellero Villaggi – tutti acquistati dai legittimi detentori – assomma ad oltre otto ettari e l’area oggetto della vertenza rappresenta una parte davvero marginale del villaggio turistico, trattandosi di una mera pertinenza.
Vorrei anche aggiungere che la vertenza in questione afferisce al delicato, complesso e caotico tema dei terreni gravati da uso civico, una situazione che riguarda decine di migliaia di persone in Calabria al punto che si è reso necessario l’intervento del legislatore regionale per cercare di regolarizzare situazioni di fatto. Con la legge regionale n. 18 del 21/8/2007 è stata infatti disciplinata una sanatoria che naturalmente prevede la corresponsione di un adeguato corrispettivo; la vicenda giudiziaria che mi riguarda si è definita nel 2013 ma ha avuto inizio nel febbraio del 1997.
In applicazione alla legge regionale nel dicembre del 2007 ho presentato al Comune di Cariati la domanda per regolarizzare l’occupazione del terreno, versando al Comune stesso alcune decine di migliaia di euro; pratiche analoghe sono state avviate da centinaia di cittadini di Cariati perché sulla quasi la totalità dei terreni al di sotto della linea ferroviaria che attraversa il territorio comunale, compreso il centro abitato, grava l’uso civico.
Per quanto mi riguarda ne discende – a scanso di equivoci – che la restituzione del terreno al Comune non è avvenuta proprio perché è stata avviata la pratica di regolarizzazione e non per immaginari favoritismi, che non ho avuto e che – soprattutto – non ho mai chiesto avendo esclusivamente seguito la legge. Infine, solo per completezza, vorrei sottolineare che una eventuale controversia con il Comune non è di per sé motivo di ineleggibilità, semmai di incompatibilità e quindi il diretto interessato –successivamente all’avvenuta elezione – può rimuovere l’impedimento.
Caro direttore, penso che in una regione come la Calabria il ruolo dell’informazione e la piena autonomia ed indipendenza dei mezzi di comunicazione siano essenziali e decisivi, mi passi l’espressione, almeno quanto il rispetto della legge da parte di ciascuno.
Voci giornalistiche che facciano le pulci a politici ed amministratori sono un utilissimo contributo a “garantire” una democrazia piena, matura, responsabile e sotto l’imperio delle norme.
Nell’articolo che mi riguarda e che motiva questa replica si illustrava una situazione fondata su documenti giudiziari il cui significato ed il cui oggetto, però, sono in parte e profondamente diversi da quelli che si intuivano dallo scritto.
Per parte mia posso dirle – in conclusione – che chi si candida deve non solo essere profondamente rispettoso della legge ma anche apparirlo e siccome la conosco di fama e seguo con attenzione il suo meritorio lavoro giornalistico le invio questa nota, per affermare con i fatti che sono persona profondamente rispettosa delle leggi, al punto che pretendo anche di apparire tale.
Fare il furbo, non rispettare la legge, approfittare dei beni pubblici non sono comportamenti che mi riguardano; questi atteggiamenti, che sono purtroppo molto diffusi, non appartengono né al mio stile né alla mia storia personale, professionale, imprenditoriale.
FONTE: CORRIEREDELLACALABRIA.IT