Se Soprintendenza dev’essere, non può che farsi a Crotone. Il TAR Lazio ha posto fine alla patetica messa in scena, regista il sindaco Abramo, che sopperiva all’assenza di argomenti legittimi per chiedere lo spostamento della sede dell’Ufficio di tutela responsabile della Calabria centro-orientale da Crotone a Catanzaro facendo leva sul più becero spirito di campanile e sulla tradizionale rivalità tra le due città, ‘dimenticando’ che nel capoluogo di regione è allocato da tempo il Segretariato Regionale dello stesso Ministero Beni Culturali: il vaso di bronzo degli uffici ministeriali periferici, rispetto al quale la Soprintendenza è il classico vaso d’argilla. Non è sempre stato così. È ‘merito’ della riforma Franceschini, non paga di avere sottratto alle Soprintendenze i musei statali di riferimento, averle ulteriormente indebolite moltiplicandole. Solo gli sprovveduti possono rallegrarsi per un simile progresso… Mentre alla pianta organica del Ministero mancano ormai quasi 10.000 unità e circa metà del centinaio di dirigenti previsti, la Soprintendenza della Calabria, già poco ambita a causa di obiettive difficoltà logistiche non compensate da vantaggi stipendiali e di carriera, è stata prima bipartita e più di recente divisa in tre. Giocoforza, i tre uffici esito della nuova articolazione contano ancora meno dell’antenata, sono destinati ad essere gestiti mediante incarichi ad interim – al momento è la soprintendente di Avellino e Salerno a dirigere (anche) l’ufficio di Catanzaro e Crotone e fino a qualche settimana fa pure quello di Cosenza –, e sono resi inefficienti dalla drammatica carenza di organico. Nell’esprimere compiacimento per la decisione del Tribunale Amministrativo Regionale nell’assurda controversia innescata strumentalmente da Abramo, e per l’obiettivo vantaggio di avere nella città pitagorica la sede della Soprintendenza ABAP di Catanzaro e Crotone nella delicata stagione in cui si dà attuazione al progetto “Antica Kroton”, mi sento tuttavia in dovere di sgomberare il campo dalle ingenuità interpretative e di stemperare entusiasmi smodati, invitando la comunità calabrese a riservare al proprio patrimonio culturale uno sguardo specialmente attento fintanto che il MiBACT non torni a farsi carico della tutela del patrimonio culturale del Paese, in Italia e all’estero, nello spirito dell’art. 9 della Costituzione.