Programmi ma anche riflessione politica. Il comizio dei giorni scorsi di Giuseppe Caputo è stato tutto questo. Idee sulla Rossano che verrà, quindi autostazione bus, parco avventura, mercato popolare bizantino e centri commerciali all’aperto, progetti immediatamente realizzabili, insieme all’analisi politica. Un punto che il candidato a sindaco della coalizione #lacertezzadelfare non si lascia scappare.
Alle migliaia di cittadini accorsi per ascoltarlo come sempre, Caputo invita alle valutazioni, stimolando a riflettere su chi ha tutte le carte in regola per governare la città e chi non le ha.
Non poteva mancare il passaggio sugli “avversari politici”, quel centrosinistra che tutto è tranne quello che dovrebbe essere.
Caputo cita la recente visita del presidente della Regione, giunto a Rossano ed ignorato dalla gente in un “cinema semideserto”. L’ex sindaco avrebbe preferito ascoltare le parole di Oliverio in piazza e sapere che fine hanno fatto i trasferimenti Pisu, somme che le ditte rossanesi hanno anticipato per lavori pubblici ma che attendono da mesi.
Giuseppe Caputo parla oggi di una “scommessa” organizzata da un “cardinale Richelieu”, grazie alla quale si vorrebbe umiliare il Partito democratico.
“Pare abbiano scommesso – spiega – che la lista de Il Coraggio di Cambiare debba raccogliere più consensi dei democratici rossanesi, per ridimensionare il Pd e potersi intestare una leadership da far valere su altri tavoli. Vorrei poter capire cosa c’è sotto. Si mira a mettere le mani sulla città per soddisfare solo appetiti politici, o c’è dell’altro?”
Il candidato a sindaco de #lacertezzadelfare, manifesta questa valutazione politica anche alla luce delle “brutte figure” espresse da partito di Renzi locale, sia per la venuta di Oliverio che per quella di Guerini.
Presenze ai minimi storici nei pubblici incontri che indicherebbero l’appeal del Partito democratico, in caduta libera e fagocitato da altri in termini elettorale.
Durante il comizio, Caputo ricorda anche quella distinzione di ruoli, intrisa di valori, oggi svilita. Rammenta quando la politica era ascolto e confronto con tutti, proprio nell’ottica della distinzione dei ruoli e delle appartenenze. “E’ inammissibile concepire un’armata Brancaleone assettata di potere – dice ancora Caputo – che si è messa insieme con tradizioni e appartenenze politiche diametralmente opposte solo perché ha giurato di mettere le mani sulla città e guidata da quel qualcuno che da questa città non è amato!”
In conclusione Giuseppe Caputo invita ancora una volta alla ponderazione, appellandosi a quella “maggioranza silenziosa” che c’è sempre stata in città, affinché si determini, guardi con attenzione alla prossima espressione del voto.
“La destra – chiosa Caputo citando Almirante mentre al termine del comizio viene raggiunto sul palco dai suoi candidati a consigliere comunale – o è destra o non lo è. Quando sono stato eletto sindaco, ho rivestito quel ruolo per tutti ma soprattutto per quelli che non mi avevano votato. Un sindaco, il giorno dopo le elezioni deve saper essere il sindaco di tutti e non certamente solo di quanti lo hanno sostenuto!”
Un principio non teorico, quest’ultimo, ma praticato sul campo negli anni di governo Caputo.