Disattese le aspettative riposte in un’interrogazione parlamentare presentata dalla deputata Elisa Scutellà sulla vicenda relativa all’ex presidio di giustizia della Sibaritide di ogni riferimento all’annosa questione morale che si cela dietro quella oscura ed indegna soppressione. Il Ministro risponde limitandosi a fare una mera analisi del contesto dalla quale si palesano inesattezze di carattere geopolitico circa la contiguità territoriale dei due ex fori. Non si parla di un tribunale, quello di Castrovillari, pensato e costruito per 120mila abitanti e non già per 250mila; si tace sulle contraddizioni di una storia che grida vendetta, dove da un lato si ritiene capiente l’attuale presidio di Castrovillari, dall’altro si ipotizza il riutilizzo del vecchio tribunale del Pollino per mancanza di spazi. Questo dato, tra l’altro, confermato da un recente incarico che il presidente dell’Ordine degli avvocati diede a un professionista per ricavare nuovi spazi.
Non si evidenziano le carenze strutturali ai limiti della agibilità e le infiltrazioni di acqua piovana che costantemente si ripetono. Non si comprende come mai le aree dell’alto jonio (Trebisacce e dintorni) le si facciano volutamente ricadere su Castrovillari nella consapevolezza che le distanze tra l’Alto Jonio e Corigliano-Rossano siano più agevoli e ridotte. Trucchi, estesi anche nella sanità, messi in atto dalle solite manine centraliste, per indebolire quella che è oggi la prima città della provincia di Cosenza. E a proposito di viabilità sono a conoscenza l’interrogato e l’interrogante che Castrovillari è ben collegata a Cosenza da un’autostrada? E che Paola (sede di Tribunale) da Cosenza dista appena 20 minuti di auto? E che Corigliano-Rossano dista da Castrovillari 70 chilometri? Sono a conoscenza che, in Calabria, nessun comune, anche quello più distante, giace a più di 80 km dal suo presidio di riferimento, mentre l’entroterra del basso jonio dista circa 150 chilometri da Castrovillari? A queste domande avrebbe dovuto rispondere il Guardasigilli, un tempo contrario alla chiusura del tribunale di Rossano. Nessuno ha mai aperto un’attività ispettiva parlamentare circa il perché non si sia tenuto conto di dati inconfutabili, anziché soffermarsi sulla criminalità la cui competenza, tra l’altro, non ricade sulle procure ordinarie. Sulla qualità della giustizia nell’ex tribunale di Rossano (non che gli altri siano messi meglio) e sui carichi di lavoro, come mai non si va a ritroso nel tempo al fine di sondare le ragioni per cui il Csm inviava magistrati o discussi (non tutti) o con la fregola di doversene tornare nelle proprie terre di origine? Una sommatoria di eventi che ci inducono a pensare che quella chiusura sia solo il frutto di una porcata di Stato, di cui nessuno risponde e che alla fine siano state altre le logiche dominanti, verso cui l’intera partitocrazia ha chiuso gli occhi.
L’assenza sul tema della cospicua rappresentanza parlamentare (ben cinque), un numero mai avuto nella storia repubblicana, la dice lunga sulle ragioni sottese a quella chiusura. Chissà quali poteri si solleverebbero? Un governo che si rimangia quanto scritto nel vecchio contratto giallo verde, al punto 12, dove si prevedeva la revisione della geografia giudiziaria, che non significa istituire nuovamente tutti i tribunali soppressi, ma rivedere gli scriteriati perimetri dei fori.
Ad oggi si continua ancora a guardare il dito e non la luna. Si valuta la vicenda in funzione del fatto che la terza città della Calabria sia stata resa orfana del Presidio a vantaggio di comunità demograficamente più piccole, dimenticandosi che già la ex città di Rossano era demograficamente il doppio di Castrovillari ed il triplo di Paola. Quando invece, sarebbe il caso, di improntare un dibattito sullo scellerato disegno dei fori, che vedeva già l’ex Presidio della Sibaritide mutilato di tutta l’area dell’Alto Jonio, centralisticamente convogliata sul Pollino.
Crotone/Corigliano-Rossano, mercoledì 27 gennaio 2021
Ufficio stampa – Comitato Magna Graecia