“Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”. Nelle parole di Anna Frank è racchiuso il senso del Giorno della Memoria, ricorrenza che si celebra in gran parte del mondo, ogni anno, il 27 gennaio. Una data da portare impressa, 76 anni fa, il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa abbattevano i cancelli di Auschwitz, rivelando al mondo, per la prima volta, la realtà del genocidio in tutto il suo orrore.
La data della liberazione di Auschwitz, raccontata da Primo Levi in “La tregua”, è diventata il Giorno della Memoria. Nella “fabbrica della morte” furono uccisi almeno 1 milioni di prigionieri, uomini, donne, bambini. Quasi tutti ebrei. Ma anche polacchi, Rom, Sinti, prigionieri di guerra sovietici, testimoni di Geova.
Per commemorare le vittime, ma anche e soprattutto per il dovere di conoscere uno dei capitoli più bui della nostra storia affinché non si ripeta. Abbiamo il dovere di non dimenticare come scritto da Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate, anche le nostre”.
La data del 27 gennaio è indicata come un monito “l’Olocausto, che provocò l’uccisione di un terzo del popolo ebraico e di innumerevoli membri di altre minoranze, sarà per sempre un monito per tutti i popoli sui pericoli causati dall’odio, dal fanatismo, dal razzismo e dal pregiudizio”. Pericoli che purtroppo ancora oggi l’Umanità corre per rigurgiti a cui assistiamo, alimentati da forze ispirate al sovranismo e al nazionalismo, ma a cui non possiamo e non dobbiamo assuefarci (Comunicato stampa).
PD Area Rossano