Flussi imponenti in prospettiva, occorre programmare
La narrazione di chi vive nei pressi della palazzina riproduce pezzi di verità riscontrabili nei verbali dei carabinieri, più volte intervenuti e a volte sfidati con arroganza da chi o era in stato di ebbrezza o era dotato di animo violento. Aggressioni in tutte le ore del giorno e della notte, risse e accoltellamenti tra immigrati stessi. Le famiglie del quartiere avevano ridotto le uscite, limitandole all’indispensabile. «Una sera, racconta uno dei residenti della zona, a fronte dell’ennesima rissa decidemmo di dotarci di bastoni dando vita a una vera e propria rivolta. Entrammo in una delle stanze e trovammo una donna riversata nell’immondizia, immersa nei rifiuti. Un degrado inaudito».La situazione, tuttavia, nei prossimi anni è destinata a subire una impennata di presenze, anche a causa di una richiesta delle maestranze da parte del territorio. «Quest’anno sono arrivati in tanti, afferma Carmen Florea – mediatrice culturale, sono persone che non hanno una rete di conoscenze o parentelare, quindi non troveranno mai una casa in fitto in quanto non conoscono nessuno e la diffidenza nei loro confronti è tanta. Ed ecco che vanno alla ricerca di accampamenti di fortuna. Non bastano le tendopoli, ora prendono d’assalto anche case e lidi o disabitati o sotto sequestro. È necessario attuare una progettualità di vera accoglienza, in prospettiva i flussi aumenteranno e non possiamo trovarci impreparati».