In effetti cosa aveva da spartire Felice Cavallotti (1842-1898) con Rossano? Il milanese Cavallotti era stato mazziniano, garibaldino, mangiapreti, padre del partito radicale, rappresentante fin dal 1873 dell’estrema sinistra in Parlamento, deceduto a Roma nel corso di un duello. Pertanto, agli occhi dell’inglese, aveva una storia assolutamente distante dalla tranquilla atmosfera che respirava nella Città calabrese che stava visitando.
La lastra marmorea non andava a genio neppure a Ignazio Pisani il quale nell’ottobre del 1905 annotò nel suo diario che “alcuni democratici rossanesi hanno fatto collocare una lapide sulla fronte dell’Orologio in piazza Steri, inneggiando a Cavallotti ed Imbriani (Matteo Renato, deputato irredentista, repubblicano e anticrispino): ai più è sembrata una inopportunità perché, se questi signori sono stati delle persone di merito, non era il caso di ricordarli a Rossano, dove andava una lapide commemorativa del nostro cittadino S. Nilo; l’amministrazione municipale è stata, in questo caso, molto condiscendente! Questa lapide, messa a posto a più di un anno …”.
Comunque grazie al Pisani oggi possiamo contare su altri elementi relativi alla lapide: fu collocata intorno al 1904, anno in cui la torre subì un restauro, per iniziativa del gruppo politico denominato “Democratico”, con la condiscendenza, remissività, tolleranza dell’amministrazione in carica.
Al di là di quanto appariva al visitatore Douglas, il ventesimo secolo si era invece aperto a Rossano, dal punto di vista politico, in modo burrascoso. Si veniva da un periodo in cui il collegio elettorale, fin dal 1892, era appannaggio del conte Nicola Gaetani d’Alife – coniugato con Maria Antonia Solazzi Castriota di Corigliano – che militava nello schieramento della destra storica. A sua volta l’amministrazione comunale era guidata fin dal 1884 dal barone Luca de Rosis che aveva una visione del ruolo del sindaco molto personalistica e accentratrice.
In questa situazione politica, bloccata da decenni, serpeggiava tanto malessere e l’opposizione rossanese nel 1901 aveva riunito personalità e schieramenti politici variegati nell’associazione “Pro Rossano”, al fine di contrastarla. All’estrema sinistra dello spiegamento cittadino brillavano i “democratici”, gli avvocati Donato Filadoro e Natale Rizzuti, radicali e socialisteggianti, collegati agli esponenti nazionali di questa corrente politica e in particolare all’on. Enrico Ferri. Rizzuti, grande oratore, nei comizi e negli incontri politici che teneva in giro, arrivava a sostenere la necessità di perseguire l’obiettivo di combattere l’egemonia politica dei proprietari. Discorsi da vero e proprio sovvertitore in un microcosmo provinciale dove i proprietari erano stati da sempre classe egemone.
A fine giugno 1902, la Pro Rossano sconfisse il de Rosis ed elesse sindaco il giovane medico Raffaele Greco circondato da una squadra di freschi assessori, all’insegna del rinnovamento.
“Gioventù Calabrese” del 24 dicembre 1904 così commentava: “Oramai, dunque, la lotta si è delineata nettamente: da una parte le forze popolari con a capo l’Amministrazione Comunale, d’altra l’aristocrazia che ha per sé i vecchi gerontocomioderosisiano”. E il 16 luglio 1905, sempre “Gioventù Calabrese”, non mancava di ricordare al sindaco che, se si trovava in quella posizione, lo doveva al socialista Donato Filadoro. Quindi è in questo burrascoso quadro politico di inizio secolo che vanno ricercate le possibili risposte alla lapide a Cavallotti.
Nel 1903 gli avvocati rossanesi Rizzuti e Filadoro presero parte a Roma al collegio di difesa dell’on. avv. Enrico Ferri, direttore del quotidiano socialista l’Avanti, querelato perché con un suo articolo aveva denunciato delle ruberie da parte di ufficiali della marina. L’avv. Enrico Ferri (1856-1929), socialista, docente, criminologo, avvocato, grande oratore, a marzo del 1903 venne anche a Rossano, ospite dell’avv. Rizzuti, per prendere parte al collegio di difesa di Giuseppe Pugliesi di Bocchigliero, accusato di fratricidio per questioni di donne. Nel caso specifico fece un’arringa da par suo, suscitando unanimi apprezzamenti e il giorno dopo tenne una affollata conferenza sulle condizioni del Mezzogiorno.
A parte l’entusiasmo iniziale, la Giunta Greco dopo un anno di vita entrò in acque agitate e la sua maggioranza dovette superare frequenti crisi, restando però sempre in bilico e con il sindaco costretto a una continua opera di mediazione per riannodare le fila delle alleanze. Nelle elezioni politiche del 1904 Greco e la sua giunta fecero anche la scelta di schierarsi a favore del socialista Donato Filadoro, che risultò perdente nei confronti del conte D’Alife, confermato in Parlamento per l’ennesima volta. Poi, alle elezioni del 31 luglio 1905, per il rinnovo di un terzo del consiglio comunale, si arrivò addirittura a eleggere nell’assemblea cittadina due rappresentanti della lista democratica di estrazione operaia: il sarto Francesco Lauria e l’operaio Francesco Mingrone, socialista. “Rossano la terra dell’apatia; Rossano la terra in cui si credeva imperasse ancora fedele e tiranno il feudalismo, si è svegliato nel modo più splendido, più significativo, si è svegliato lasciandoci a tutti sbalorditi attoniti: i deboli, i pezzenti, i proletari hanno vinto sui forti, sui potenti”. Così commentò questi risultati elettorali “Gioventù Calabrese” sul numero del 6 agosto 1905.
Insomma la situazione politica rossanese, in quel secolo che iniziava, era tempestosa ed è in tale contesto agitato che venne fatto il colpo di mano di mettere nella piazza principale della Città della Madonna dell’Achiropita e di San Nilo una lapide dedicata al milanese Felice Cavallotti, personaggio per l’epoca eversivo rispetto a un mondo di benpensanti. Ci fu in quest’azione lo zampino di Rizzuti e Filadoro, politicamente affini alla corrente politica di Cavallotti-Ferri e in credito nei confronti del sindaco per il supporto dato alla sua giunta? Probabile. Fu affissa per far bella figura con l’ospite avv. Ferri in visita alla Città? Chissà. Ma una lapide così rivoluzionaria poteva avere vita lunga? No, infatti dopo qualche anno scomparve. Circola voce, però, che in pratica non sia mai stata spostata. Solo che sia stata girata per riutilizzare il lato posteriore al fine di scriverci la dedica, tuttora presente sulla Torre, a Roberto Falco e Giuseppe Schiavi, eroi rossanesi della Grande Guerra. Speriamo che, prima o poi, qualche amministrazione comunale verifichi la veridicità di questa diceria.
Martino A. Rizzo
I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C
Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a
Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica
sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato
il romanzo Le tentazioni della
politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri
del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito
anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione
dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,
Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,
Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.
Da fotografo dilettante cerca di cogliere
con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio
e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie
su Rossano Se chiudo gli occhi.