Alla riunione erano presenti tutte le istituzioni invitate: il delegato del prefetto di Cosenza, Cinzia Guercio, il presidente della Provincia di Cosenza, Franco Iacucci, il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, ilcommissario straordinario dell’azienda sanitaria provinciale, Vincenzo La Regina, il commissario straordinario dell’azienda ospedaliera di Cosenza, Isabella Mastrobuono.
Sono stati affrontati più argomenti ma, non per dirette responsabilità di chi era presente che comunque va ringraziato, ci si è trovati spesso di fronte a veri e propri paradossi.
Il primo è quello di una unità di crisi che si terrà questa mattina presso la cittadella regionale, nella quale (fin dalla sua istituzione) non è presente nessuna rappresentanza degli enti locali. Una circostanza ormai inaccettabile: sono i sindaci che quotidianamente si trovano ad affrontare a mani nude le conseguenze sanitarie, sociali ed economiche della pandemia e che vengono sistematicamente lasciati senza voce. Chiediamo pubblicamente al Presidente f.f. della Giunta Regionale che si sopperisca a questa grave lacuna di rappresentanza, non soltanto per affrontare la questione dell’emergenza, ma anche per contribuire a migliorare un piano vaccinale ancora lento ed approssimativo.
Per quanto riguarda la situazione epidemiologica provinciale, ci troviamo di fronte al fatto che – nonostante gli sforzi dell’Hub e degli Spoke di aumentare i posti covid per svuotare i Pronto Soccorso – ci sono oltre 40 cittadini ricoverati fuori dalla Provincia, segno di come la situazione sia concretamente drammatica. Nonostante questo, per come sono strutturate le norme governative, non ricorrono le condizioni per misure di livello provinciale. La netta impressione è che, soprattutto per quanto riguarda la sospensione della didattica, si scarichi ancora una volta sui sindaci i quali spesso agiscono per proteggere le comunità, ma senza avere il giusto supporto da parte delle altre istituzioni: questo non è più sostenibile ed è stato oggetto di richieste precise.
La presenza della Prefettura, inoltre, ha consentito di sottolineare la necessità di chiedere che tutte le forze dell’ordine supportino i Comuni e le Polizie Locali nella verifica e controllo delle misure anti-covid con la stessa efficacia con la quale è avvenuto un anno fa, durante il primo lock-down, soprattutto per non rendere vano il sacrificio dei cittadini e delle attività che rispettano le regole. Tale argomento sarà oggetto nelle prossime ore di un tavolo apposito in seno alla Prefettura.
Per quanto riguarda le strutture ospedaliere, è stato ribadito con chiarezza che tanto l’Hub quanto gli Spoke non sono più nelle condizioni di incrementare il numero di posti letto attualmente disponibili. Significa che un eventuale prolungamento dell’attuale ondata pandemica lascerebbe inermi o quasi le strutture ospedaliere. Inoltre è stato precisato che non sarà consentito di trasformare plessi ospedalieri attivi in plessi-covid in quanto è necessario garantire l’assistenza anche di altre patologie. È stata dunque proposta la riattivazione dell’ospedale da campo di Vaglio Lise come ospedale covid (che gioverebbe del personale medico dell’esercito) oppure l’utilizzo di una delle strutture ospedaliere chiuse.
«Ciò che è risultato evidente – dichiara Flavio Stasi, Presidente della Conferenza dei Sindaci – è che le nostre istituzioni, nonostante la terza ondata fosse ampiamente prevista, continuano a navigare a vista. Seppur non è responsabilità di chi ricopre il proprio incarico da pochi mesi, riteniamo tutto questo non più accettabile, in quanto riversa quotidianamente sugli enti locali e sui sindaci tutto il peso dell’emergenza sanitaria, dall’assistenza fino alle vaccinazioni».
«Ci aspettiamo – conclude Stasi – delle risposte sui temi dell’assistenza sanitaria, del supporto istituzionale ai sindaci, dell’ascolto nella unità di crisi regionale e della necessaria accelerazione del piano vaccinale nelle prossime ore, convinti che in una fase difficile come quella attuale, non si possa fare a meno di tutte le energie istituzionali presenti sui territori, a partire proprio dai primi cittadini».