Senza la realizzazione, da una parte, di una strada degna di questo nome in sostituzione radicale dell’attuale, mortifera mulattiera di inizio secolo scorso (l’ex SS106 jonica) e, dall’altro, della linea ferroviaria ad alta velocità Policoro-Reggio Calabria, non soltanto la regione più arretrata del Paese resterà tale per i prossimi decenni, ma l’Italia nel suo complesso resterà non competitiva perché ipotecata dall’unico gap infrastrutturale e di sviluppo interno non governato in Europa dal 1861 ad oggi.
È quanto dichiara il Sindaco Filomena Greco, tra i 500 primi cittadini protagonisti della Rete Recovery Sud, denunciando che gli interventi previsti dalle ingenti risorse europee del Recovery Fund e destinati alle infrastrutture del Sud, continuano purtroppo ad escludere tutta la fascia jonica calabrese alla quale, quindi, continuerà ad essere negato, così come accaduto fino ad oggi, il fondamentale diritto alla mobilità e quindi allo sviluppo a pari condizioni delle altre regioni italiane ed europee.
Strada di grande comunicazione sulla tratta jonica calabrese e linea ferroviaria ad alta velocità Policoro-Reggio – scandisce il Sindaco – devono entrare di diritto, con una posta ad hoc, ad esempio negli oltre 28 miliardi di euro per le ferrovie, la seconda delle voci più grosse contenute nella bozza del Recovery Plan da 221,5 miliardi rimodulato dal Governo Draghi e che sarà presentato al Parlamento entro il 30 aprile prossimo.
Per sostenere questa battaglia fino alla fine – continua – domenica 25 aprile, in rappresentanza della comunità territoriale ed insieme ad una delegazione dei cinquecento sindaci del Sud aderenti alla Rete Recovery Sud sarò a Napoli per onorare il 76esimo anniversario della Liberazione. La nostra presenza nella città simbolo del Mezzogiorno è motivata dalla necessità di rappresentare il disagio degli amministratori locali per le modalità poco chiare e non abbastanza condivise con le quali si rischia di determinare l’assegnazione delle risorse del Recovery Plan.
Nei giorni scorsi, i primi cittadini si sono rivolti a tutti gli interlocutori istituzionali possibili per segnalare il pericolo che la distribuzione dei finanziamenti del Next Generation Eu non rispecchiassero i criteri stabiliti dall’Unione Europea, che prevedevano di stanziare i finanziamenti non solo in rapporto alla popolazione ma anche in ragione del tasso di disoccupazione e dell’inverso del Pil pro-capite. Come recentemente ha ammesso lo stesso ministro del Sud Mara Carfagna, se si fossero seguiti questi criteri, all’Italia meridionale si sarebbe dovuto attribuire più del 60 per cento delle risorse. Tuttavia, la quota attualmente stabilita si è attestata al 40%.
Una ripartizione iniqua – conclude la Greco, ribadendo quanto affermato anche dal delegato Anci per il Mezzogiorno e le politiche di coesione territoriale Giuseppe Falcomatà, Sindaco della Città metropolitana di Reggio Calabria – che si aggiunge ad altre disparità più volte denunciate negli ultimi anni – come la mancata perequazione del fondo di solidarietà comunale e la non approvazione dei livelli essenziali delle prestazioni – e che rischia di far perdere al Sud l’ultimo treno per superare lo storico gap con il resto d’Italia.