L’indignazione per questa modalità di assunzione è condivisibile perché in questi anni sono stati chiamati a lavorare all’Azienda ospedaliera e all’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza molti Oss di altre province, mentre il personale socio-sanitario del posto ancora attende di vedere stabilizzata l’aspettativa legittima di un posto a tempo indeterminato. Questo stesso personale ha ormai accumulato molti anni di esperienza in ambienti sanitari qualificati, si è formato ed è stato riqualificato dalla stessa Azienda ospedaliera che però non adotta le azioni giuste per assumerlo.
Com’è possibile non avere ancora concluso il concorso in quattro anni? Proprio grazie alla celerità della composizione delle graduatorie degli idonei nelle altre province, tutti gli Oss già lavorano occupando i posti disponibili nel cosentino, rimane aperta la graduatoria di Vibo Valentia che sarebbe interessata a questa fase di chiamata come già accaduto l’autunno scorso, e invece gli operatori cosentini sono stati di fatto emarginati.
Chiedo formalmente al commissario Mastrobuono di non procedere con la chiamata di ulteriori venti unità da altre graduatorie ma invece di attivarsi per concludere al più presto la procedura concorsuale aperta e consentire così agli Oss cosentini di accedere a quei posti a tempo indeterminato. Pur in una situazione di emergenza, rientra nella facoltà del commissario decidere di sospendere la chiamata che attinge alle altre province e favorire invece il personale in loco.
Degli ottomila partecipanti iniziali, i candidati sono ora rimasti in 700 per 24 posti a tempo indeterminato e gli altri idonei rimarrebbero a disposizioni di future esigenze dell’Azienda ospedaliera. Tuttavia, perdere l’opportunità di una chiamata in questi giorni significherebbe, per gli idonei della graduatoria di Cosenza, attendere le nuove autorizzazioni per il 2022-25 quindi verrebbe preclusa una opportunità immediata importante.
Chiedo a gran voce che venga posta fine a questa discriminazione e che gli operatori socio-sanitari di Cosenza possano avere riconosciuto il diritto di lavorare stabilmente nel proprio territorio.
comunicato stampa