«Dal ministro Speranza a tutti i parlamentari, dobbiamo chiederci se possiamo ritenerci credibili, in vista del G20 di settembre, sapendo del contenuto del rapporto di Zambon e colleghi ritirato dall’Oms, così come della mancanza, dal 2006, di un Piano pandemico aggiornato». Lo ha detto alla Camera il deputato Francesco Sapia, di L’alternativa c’è, replicando al sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che aveva risposto ad un’interpellanza urgente dello stesso Sapia, firmata da tutti i componenti di L’Alternativa c’è e da deputati di Fratelli d’Italia. In Aula Sapia ha riassunto i rilievi contenuti nel rapporto dell’Ufficio Oms di Venezia, in cui lavorava il ricercatore italiano Francesco Zambon, con riferimento alla carenza di dispositivi individuali, ai decessi nelle Rsa e all’organizzazione dell’assistenza territoriale all’inizio della pandemia. Sapia ha inoltre definito «devianti le spiegazioni fornite in Senato dal ministro della Salute», accusandolo d’aver «sorvolato sul fatto che a pandemia esplosa l’Italia non aveva un Piano pandemico aggiornato, nonostante l’Oms ne avesse già raccomandato un aggiornamento costante». «Soprattutto – ha osservato Sapia – la lezione della Mers avrebbe dovuto spingere l’Italia a preoccuparsi di aggiornare il proprio Piano pandemico. Il ministro della Salute sapeva del rapporto di Zambon e conosceva bene i timori e le continue iniziative di Ranieri Guerra, per come Report ha provato. Perché, allora, Speranza è rimasto a lungo in silenzio? Nel Piano francese, come in quello tedesco, sono previste misure di dettaglio in caso di pandemia virale. Tali misure mancano nel Piano pandemico italiano del 2006». «A tutti i parlamentari della Repubblica – ha proseguito Sapia – ho inviato copia del rapporto ritirato dall’Oms su pressione di Guerra, che forse stava proteggendo se stesso, essendo stato capo della Prevenzione del ministero della Salute. Avessimo avuto un Piano pandemico adeguato, probabilmente – ha concluso lo stesso deputato – si sarebbero salvate tante vite umane».
Comunicato stampa