Da anni il Primo Maggio ed i suoi concerti rappresentano un momento di politica, lotta e divertimento. Negli anni numerosi artisti hanno attaccato, da quei palchi, il potere politico, quello industriale, quello religioso quando questi si dimostravano essere un limite alla piena realizzazione dei principi fondamentali della nostra Costituzione.
Ieri, in una cornice già triste per l’assenza di pubblico dovuta alla pandemia, si è consumata una pagina tristissima per la nostra democrazia e per la TV di Stato.
A riprova, ancora una volta, che esistono forze politiche illiberali che possono rivelarsi pericolose quando occupano i ruoli dirigenziali negli organi di informazione, è stato chiesto a Fedez, da settimane impegnato attraverso i suoi canali di comunicazione a sostegno del DDL Zan, di fornire il suo intervento per il vaglio da parte della dirigenza Rai. Questa operazione non è nuova, anni addietro venne chiesto che i Modena City Ramblers non suonassero Bella Ciao perché poco gradita all’allora governo Berlusconi. Per fortuna, anche quell’anno le note e le parole di libertà risuonarono in quella piazza.
E, per fortuna, anche quest’anno, da quel palco, sono risuonati i nomi ed i partiti di cui fanno parte le persone che hanno pronunciato pubblicamente parole di odio e violenza nei confronti di chi non è eterosessuale. E sono risuonati malgrado i vertici Rai abbiano detto che quel discorso non andava fatto.
Il mondo, per fortuna, si è emancipato rispetto ai tempi in cui gli omosessuali venivano internati nei campi di concentramento e bruciati nei forni, il mondo si è emancipato rispetto ai tempi in cui gli omosessuali venivano mandati al confino.
Terra e Popolo sin dalla sua nascita ha fatto dei diritti la propria bandiera, la propria ragion d’essere. Il diritto a vivere in maniera dignitosa nella propria terra passa anche dal diritto a non venir discriminati per il proprio orientamento sessuale.
Per questo noi di Terra e Popolo riteniamo che il tentativo di censura di ieri sera sia fuori da ogni concezione di democrazia liberale e che le parole che non dovremmo mai più sentire sono “se avessi un figlio omosessuale lo brucerei in un forno”, non il nome ed il partito di chi le ha pronunciate.
comunicato stampa