Il Consiglio regionale Lucano rivendica azioni finalizzate alla riapertura del locale Presidio di Melfi. In Calabria, persiste un andazzo arrendevole ed incline alle dinamiche dei centralismi.
Nelle ultime ore la vicina Lucania ha tenuto un consiglio Regionale straordinario e monotematico sulla vicenda della soppressione del presidio giudiziario di Melfi. Sono state messe in campo una serie di azioni atte a rivendicare la riapertura del locale Tribunale in funzione di una norma scriteriata che ha generato, a distanza di 10 anni dalla sua attuazione, un aggravio di costi piuttosto che una riduzione della spesa pubblica.
In Basilicata, come in Abruzzo e Marche e prossimamente in Sicilia, quindi, si è cercato di cogliere al volo l’opportunità fornita dalla Commissione interministeriale per la giustizia nel Mezzogiorno d’Italia, istituita dai Ministeri della Giustizia e per il Sud e la Coesione sociale. In quella sede sarà portato all’attenzione la necessità di ripristinare i Tribunali soppressi e accorpati, insieme ad altri 30 tribunali, per i tagli che, in maniera centralista, sono stati effettuati nel 2013.
Fa riflettere, e non poco, il dinamismo che si nota nelle Regioni a noi dirimpettaie, nel voler tentare, almeno, di correggere storture che hanno aggravato nel corso degli anni le condizioni di vita di chi ha voluto relegare aree delle stesse a ruolo di periferia.
Sulla soppressione del tribunale di Rossano registriamo invece una sostanziale calma piatta nella “Regione dei due Mari”, quella che, guarda caso ha perso un tribunale nelle sua terza città demograficamente più grande. La stessa città “regina” dei Tribunali soppressi essendo la più popolata dei 30 centri vittime della scure centralista che ha stabilito la soppressione dei relativi presidi di giustizia, la quale, per una ovvia visione progettuale, deve guardare a Crotone se non altro per le problematiche comuni che interessano i territori costieri. E invece si è dato vita nel corso degli anni a quest’illogica pratica secondo cui i centri dell’entroterra debbano spolpare le coste, impoverendole.
A fianco a questa calma piatta, non paga, la Politica propone addirittura un disegno sanitario che perimetri il territorio con i medesimi criteri che hanno visto la nascita dello sciagurato foro di Castrovillari, dove un tribunale, piuttosto che essere al centro naturale dell’area e nella realtà demograficamente maggiore ed equidistante da ogni angolo del territorio, è stato catapultato ai piedi di una montagna, in un contesto vallivo, questo si, “distante” dal Capoluogo di Provincia, poco più di 20 minuti di percorso autostradale. Tale scellerata situazione, non solo ha generato un aumento dei costi di giustizia, ma ha lasciato tutto quel territorio, compreso fra Taranto e Crotone, sguarnito di un presidio di giustizia.
Ed ancora, mentre nel resto della Calabria esiste un tribunale, mediamente, ogni 170mila abitanti, lungo l’arco Jonico Magnograeco il dato sale vertiginosamente ad un presidio su 420mila abitanti. In una condizione così drammatica e desolante, la Politica locale, non trova di meglio che accodarsi alle richieste partorite anche dai comuni viciniori di richiedere l’istituzione di un “Ufficio di prossimità”, strutture pensate per costituire una sorta di front e back office delle pratiche di cancelleria e similari.
La politica, locale, regionale e nazionale, si dia uno scatto d’orgoglio e si mobiliti. Abbia il coraggio di richiedere, non già la riapertura dell’ex Tribunale di Rossano, ma la creazione di un nuovo Tribunale. Si riparta dall’assunto di revisionare e rettificare la vergognosa perimetrazione dei fori giudiziari già ex ante la riforma del 2013, così come avvenne per la costituzione del nuovo tribunale di Napoli Nord in Aversa in atto soppressione dei 30 tribunali. E la si smetta di giocare agli idioti con la fusione amministrativa, che secondo taluni “illuminati” avrebbe dovuto concedere di diritto la restituzione del tribunale, in quanto, già da separate Corigliano e Rossano erano parte del medesimo foro. Ci fu solo un caso che generó lo scorporo di una località da quelle soggette alla scure dei tagli: Urbino. La città marchigiana, infatti, non fu toccata solo perché Capoluogo insieme a Pesaro della medesima provincia.
Il Comitato Magna Graecia ha fornito una strada che di per sé sarebbe foriera di equalizzazione dei servizi, in campo giustizia e non solo. Coloro che ancora fanno finta di non capire, ed a differenza degli asini continuano a cadere nelle stesse buche, partorendo proposte e progetti che puzzano di muffa, si aprano a nuovi orizzonti, smettendola di tentare la vendita ad incanto di visuali che appartengono alla preistoria. Oppure si facciano da parte, tanto, prima o poi saranno comunque cancellati dalla storia, ed in maniera irreversibile.