Ma in questi giorni qualcuno l’ha sparata ancora più grossa. Il 1° luglio u.s. il sindaco di Villapiana ha ufficialmente messo a disposizione il suolo pubblico comunale per la realizzazione di un ecodistretto al servizio della raccolta differenziata dell’ATO (ambito territoriale ottimale, ma che di ottimale ha poco) di Cosenza. L’ecodistretto sarebbe poi amministrato dalla BSV Srl, partecipata del comune ionico che già controlla la locale stazione di trasferenza.
Nella comunicazione del Sindaco si evincono enormi limiti. Il primo, quello per noi più grave, è il non avere chiaro cosa sia realmente un ecodistretto (probabilmente viene confuso con un’isola ecologica) e quale sia il suo enorme impatto sull’ambiente e sulla salute. Non è infatti un caso che le comunità locali dei territori individuati dall’ATO 1 e dalla Regione come possibili siti “idonei” si siano tutte mobilitate contro la realizzazione di impianti, anche tecnicamente obsoleti, come ecodistretto e discarica di servizio.
Al Sindaco basterebbe leggere attentamente il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR) per capire che l’impianto avrà diverse linee di lavorazione tra cui quella del recupero spinto di materie da RUr (la parte non immediatamente riciclabile dei rifiuti soliti urbani) e della lavorazione della parte cosiddetta secca della raccolta differenziata (l’indifferenziato). A questa si aggiungerà un’altra linea, quella più problematica: la linea di trattamento anaerobico dell’organico (l’umido) con produzione di metano e compost. L’impianto sarà estremamente impattante visto che dovrà smaltire l’indifferenziato e l’umido della parte Nord della provincia di Cosenza e dal quale uscirà, oltre agli scarti della lavorazione, anche il cosiddetto CSS, il Combustibile Solido Secondario “utile” per alimentare gli inceneritori. L’ecodistretto, inoltre, ha sempre una sua discarica di servizio. Per quello in questione il PRGR ne prevede una della capienza complessiva di 350.000 mc. Conoscendo la drammatica storia del ciclo dei rifiuti in Calabria, difficilmente reggerà, da un punto di vista logistico, l’idea di sdoppiare ecodistretto e discarica perché questa ipotesi implicherebbe lo scarico dei resti prodotti dall’impianto in qualche altra nuova discarica ancora non definita. Ricordiamo che oggi, visti i livelli bassissimi di raccolta differenziata e l’esistenza di impianti obsoleti (del tutto simili a quelli che si vogliono costruire), in discarica arriva il 90% dei rifiuti in ingresso negli impianti stessi.
Ma i limiti della proposta del Sindaco di Villapiana non finiscono qui. Ipotizzare l’affidamento “diretto” alla BSV Srl della gestione dell’ecodistretto è un ragionamento quanto meno fantasioso: come si può pensare di richiedere l’affidamento diretto di un megaimpianto del genere, che con la discarica di servizio ad esso funzionale raggiunge un importo di oltre 43 milioni di euro di finanziamento, senza passare per una gara d’appalto integrato misto (lavoro e servizi) magari anche a rilevanza europea? Con molta probabilità quel che veramente interessa al sindaco di Villapiana è la premialità di 30 euro a tonnellata di rifiuti che sarà riconosciuta ai comuni dell’ATO di Cosenza che ospiteranno l’ecodistretto o la discarica di servizio.
Ovviamente Sergio De Caprio, l’assessore regionale alla tutela dell’ambiente che da tempo auspica un “cambiamento epocale” nella gestione dei rifiuti, non ha creduto ai propri occhi e, con delibera del 2 luglio u.s., ha subito disposto i sopralluoghi sul sito proposto dal sindaco di Villapiana che dal canto suo, evidentemente, non vede l’ora di dare ancora più lustro a una cittadina già da tempo segnata da una politica ambientale del tutto deficitaria.
La bandiera blu serve a coprire malamente le azioni di una politica che, anche a livello locale, ha letteralmente dimenticato la naturale inclinazione del territorio sotto tonnellate di cemento (leggi, per esempio, terzo megalotto della s.s. 106) e immondizia. Non potrà coprire in alcun modo un impianto, l’ecodistretto appunto, che tratterà i rifiuti così come sono, prima di mandarli in discarica. Potrà la bandierina coprire una mole enorme di camion, puzza, inquinamento, ecc.?
Cosa fare? Bisogna opporsi in maniera decisa al tentativo operato dalla Regione con l’avallo del sindaco di Villapiana di costruire l’ennesimo inutile megaimpianto. Dire NO all’ecodistretto (che di eco non ha nulla), puntando, una volta per tutte, a un nuovo piano dei rifiuti che elimini le ingerenze dei privati nella cosa pubblica, che consenta di abbandonare il ridicolo sistema degli ATO e dei suoi impianti di trattamento obsoleti, che ridia centralità ai comuni favorendo l’autogestione diretta, pubblica e partecipata dell’intero ciclo dei rifiuti e, al massimo, la costruzione di piccoli impianti calibrati sulle esigenze reali del territorio. Per fare questo non occorrono megaimpianti ma, molto più semplicemente, un adeguato sistema territoriale di raccolta differenziata spinta “porta a porta”. Il sistema degli ATO è funzionale alla logica di accentramento di grandi aree territoriali auspicata dai privati per facilitare un’economia di scale: pochi impianti, e grandi quantità di rifiuti che in essi confluiscono, favoriscono profitti da capogiro ai signori della monnezza!
Il sindaco di Villapiana, dal canto suo, inizi davvero a fare politica, curandosi degli effetti a lungo termine delle sue decisioni e, magari, coinvolgendo i cittadini nei processi decisionali che riguardano l’intera comunità. Abbiamo bisogno di sindaci, non di vassalli che dimenticano troppo spesso che la cosa pubblica e la tutela dell’ambiente non sono concetti declinabili secondo logiche personalistiche e inattuali (Comunicato stampa).