“Su espressa richiesta del sig. Carella Nicola, con riferimento al servizio mandato in onda dalla trasmissione televisiva “Le Iene”, che ha provocato una vasta ondata di sdegno, oltre che insulti e minacce provenienti da più parti, chiedo di prendere atto delle seguenti circostanze.
E’ doveroso premettere che la vicenda giudiziaria è ancora in corso e che il presente comunicato non entrerà minimamente nel merito della questione processuale non essendo questa la sede, né è costume del sottoscritto farlo.
La cronaca ha registrato la tragica e dolorosa morte di un giovane a causa di un incidente sul lavoro a causa della presenza di tensione elettrica su una linea di illuminazione comunale che, in quel momento, non doveva esserci. Si trattava della tradizionale festa religiosa di San Giacomo d’Acri e si montavano le luminarie come avveniva da anni. Sotto gli occhi di tutti, nell’assolato pomeriggio del 20 luglio 2013.
C’è stata una sentenza di primo grado e ci sarà a breve un giudizio di appello nei confronti di un imputato al quale la carta costituzionale riconosce una presunzione di innocenza fino alla condanna definitiva. Ma non è questo il punto e nemmeno la sede.
Nel servizio televisivo sono state riferite delle gravi inesattezze che costituiranno oggetto di azioni legali che verranno intraprese a breve dinanzi alla competente autorità giudiziaria.
Primo: contrariamente a quanto indicato nel servizio televisivo, “quella ditta” non ha mai registrato un infortunio sul lavoro prima di allora.
Secondo: la questione dei “soldi dell’assicurazione”.
Carella Nicola non ha intascato illegalmente denaro che spettava alle vittime. Il sig. Carella aveva stipulato una polizza assicurativa contro il rischio di infortuni sul lavoro dei dipendenti. Proprio allo scopo di destinare l’importo ai familiari delle vittime in modo da giungere ad una transazione risarcitoria, il Carella forniva la polizza alla parti civili che, grazie a questa “collaborazione” ottenevano la citazione della compagnia assicurativa nel processo penale. Se Carella avesse taciuto l’esistenza di questa polizza, avrebbe intascato l’indennizzo senza che le parti civili avessero saputo alcunché. Sta di fatto che, nelle more del processo, la compagnia assicurativa e le parti civili non hanno raggiunto un accordo sulla divisione della somma. Conseguentemente, vista la situazione di insuperabile stallo, la compagnia assicurativa – nel pieno rispetto della legge e del contratto – ha ritenuto di corrispondere l’indennizzo al proprio assicurato.
Ma in questo non vi è nulla di illegale e nulla c’entra con la provvisionale.
Terzo: l’assunzione del lavoratore
Dal minuto 12.20 del servizio si paventa la sconvolgente quanto illegale ipotesi di un falso contratto di lavoro e di un’assunzione fatta il giorno stesso dell’incidente.
Il lavoratore è stato assunto il 26 aprile 2013 ovvero tre mesi prima. L’assunzione è stata regolarmente comunicata agli enti competenti. Tant’è che risulta la regolare posizione Inps (con il numero 2507159128) e Inail (n. 1873697673) del lavoratore deceduto.
Questa circostanza è talmente pacifica che nessuno, nemmeno nel corso del processo, ha mai avanzato una simile obiezione.
Proprio a ragione dell’assoluta regolarità dell’assunzione, l’Inail riconosce una rendita prevista dalla legge in favore del coniuge superstite e dei figli dei lavoratori che siano deceduti in conseguenza di un infortunio sul lavoro.
Questi sono dati di fatto verificabili che non sono stati riferiti o riportati in modo sbagliato.
Non entro in valutazioni di opportunità o morali, poiché non mi competono”.