Al via raccolta fondi per un corto cinematografico sul campo di concentramento Ferramonti di Tarsia

CORIGLIANO ROSSANO. Un progetto cinematografico per affidare alle nuove generazioni la memoria di una delle pagine più buie della storia dell’Umanità e allo stesso tempo raccontare al mondo che si trova in località Ferramonti di Tarsia, piccolo centro nella valle del Crati che conta poco più di 1800 anime, l’unico campo di concentramento nazista in cui non è morto nessuno. Per questo è tra i Marcatori Identitari Distintivi (MID) della Calabria Straordinaria.

Parte la raccolta fondi per le riprese di Campo Ferramonti Storia di Una Vita. Il progetto è ispirato alle pagine dell’omonima opera letteraria di Pino Ambrosio, Tommaso Orsomarsi ed Esperia Piluso, presentato al Salone del libro di Torino 2023.

Aperto nel 1940, il più grande d’Italia, il campo di concentramento di Ferramonti, oggi Museo internazionale della memoria, è stato un caso unico, singolare, ricordato dal Jerusalem Post come “un paradiso inaspettato” e definito dallo storico Jonathan Steinberg dell’Università di Cambridge “il più grande kibbutz del continente europeo”. In pieno dominio nazista, la Calabria seppe dare una lezione di grande umanità al mondo. Nell’area di 160mila metri quadrati, suddivisa in 92 baracche, nessun ebreo fu vittima di morte violenta o deportato e gli internati mantennero una certa qualità di vita. Fino al 1943, più di duemila persone poterono trovare in questo lager una fonte di vita e di salvezza. Furono creati una scuola, un asilo, un ambulatorio medico e gli abitanti del campo poterono partecipare ad attività artistiche e culturali. Ferramonti fu un caso eccezionale anche per la tolleranza dell’ebraismo e di qualsiasi origine sociale, etnica e di credo politico, un ulteriore conferma del rispetto della dignità umana.

Il cortometraggio che si vuole realizzare ruota intorno ad Abram e Maria e al loro amore nato nei giorni sciagurati dell’internamento nel campo di concentramento di Tarsia. Un amore che ha resistito nonostante le vicissitudini facendosi strada per fiorire, come i veri sentimenti e la verità riescono sempre a fare. Una storia che ha viaggiato sulle gambe di Giuseppe, loro figlio, fino alla sua piccola nipote, Emilia, arrivando ai giorni nostri sulle strade della Svizzera e poi fino alle porte, di nuovo, del Ferramonti, oggi museo e tappa obbligatoria per non dimenticare mai quello che è accaduto.

Raccontare una storia, per raccontarne tante: l’obiettivo è salvare la memoria e non permettere che, con il passare del tempo, possano prendere il sopravvento sentimenti come l’indifferenza e la rassegnazione all’orrore. È possibile aderire con una donazione alla racconta fondi per supportare la realizzazione del film breve, collegandosi al LINK https://donorbox.org/campo-ferramonti-storia-di-una-vita

Comunicato stampa

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