COSENZA Le tecniche antisismiche usate 200 anni fa dai Borbone sono ancora attuali e, integrate con tecnologie moderne, potrebbe essere usate per mettere in sicurezza il patrimonio edilizio esistente. Lo ha dimostrato uno studio condotto dall’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ivalsa) di San Michele all’Adige (Trento) in collaborazione con l’Università della Calabria.
Le tecniche sono contenute in un regolamento che fu adottato dopo il catastrofico terremoto del 1783 che distrusse gran parte della Calabria meridionale e fece circa 30.000 vittime. «Nei principi quel regolamento è ancora attuale» ha osservato uno degli autori dello studio, l’architetto Nicola Ruggieri, dell’università della Calabria. «Per l’epoca – ha aggiunto – era la normativa più avanzata possibile: oltre a indicare come costruire i nuovi edifici prevedeva anche come ristrutturare il patrimonio esistente, per esempio con una rete in legno da affiancare alla parete e con la demolizione dei piani superiori al secondo». Considerato dal Cnr il primo regolamento antisismico d’Europa, prevedeva: la costruzione di case non oltre i due piani di altezza e una rete in legno nelle pareti in muratura. Per gli edifici già esistenti, oltre alla demolizione dei piani oltre il secondo, prevedeva la rimozione di balconi e altri elementi sporgenti. L’efficacia di questo sistema costruttivo si dimostrò durante i successivi terremoti che colpirono la Calabria, nel 1905 e nel 1908, che, ha spiegato il Cnr, sugli edifici costruiti con queste regole provocarono danni non significativi, con limitate porzioni di muratura collassate e nessun crollo totale.
La validità è stata confermata anche dal test antisismico condotto su una parete del palazzo del Vescovo di Mileto (Vibo Valentia), ricostruita fedelmente in laboratorio. Sottoposta a una serie di test meccanici che hanno simulato l’azione di un terremoto, la parete ha mostrato un eccellente comportamento antisismico. Le tecniche, ha detto Ruggieri, si basavano sull’idea che la rete di legno, in caso di scossa, potesse intervenire a sostegno della muratura. Adesso quelle tecniche potrebbero ispirare sistemi antisismici per mettere in sicurezza il patrimonio edilizio esistente «magari – ha rilevato l’esperto – sostituendo il legno con alluminio e acciaio, per i quali l’industria è più preparata».
Tuttavia è allo studio un progetto di ricerca, al quale partecipa uno degli autori del test per il Cnr, Ario Ceccotti, per la messa in sicurezza del patrimonio esistente, basato su un’armatura in legno ispirata a quella usata negli edifici antisismici borbonici.