ALTO JONIO. Il 24 aprile scorso, a partire dalle ore 19:30, presso la Sala Cinematografica “Federico Fellini”, a Roma-Cinecittà, si è tenuta la proiezione in anteprima istituzionale “riservata” del film “Il Monaco che vinse l’Apocalisse”, del Regista Jordan River. L’uscita del film per il pubblico è prevista a dicembre 2024, in concomitanza con l’avvio dell’Anno Santo.
Ed è proprio in questo contesto che la richiamata universalità del pensiero di Gioacchino da Fiore diviene inconfutabilmente contemporanea. Gioacchino è stato infatti un personaggio straordinario, un gigante controverso, esegeta delle Sacre Scritture, mistico e propugnatore di un pensiero forte ma rivoluzionario, quasi eversivo per i suoi tempi, eppure capace di parlare al mondo: un esempio magistrale ed edificante
da “emulare”, ergo, una pietra miliare imprescindibile, soprattutto da far conoscere, al di là di ogni sterile accademismo, ai nostri ragazzi, in ossequio a quel Processo educativo-cognitivo da cui il verbo “educere” fonda la sua forza lessicale nel senso di educare (don Bosco docet) estraendo la personalità dell’individuo per accompagnarlo nella crescita del senso critico e dello sviluppo della sua maturità.
Un film di importanza storico-culturale, dunque, con una mission non fine a se stessa ma proiettato verso un successo internazionale, capace di parlare urbi et orbi; un film la cui spiritualità si oggettiva nel superamento interetnico e transreligioso, proprio per il suo messaggio
aconfessionale, in cui l’essere umano ritrova la sua unità, laddove Oriente e Occidente, ancestrale diaframma duale tra trascendenza ed immanenza, ritrovano una dimensione divina nel viaggio finale, verso cui l’umanità intera è inevitabilmente diretta. E di ciò ne è la quintessenza il messaggio, in epilogo del film, che subliminalmente il maestro Jordan River ci rivela nel suo inimitabile codice linguistico, dove lo “Stream of consciousness” si afferma nella eccellente e mirabile tecnica e stile narrativo operati.
Un film che farà ritrovare all’Italia intera la sua audacia per vincere il destino apocalittico, affrancandola dagli affanni dai quali culturalmente mostra sofferenza di immagine e di sostanza, per riaffermare, con vigore culturale, quell’atavica funzione e missione di protagonista indiscusso che in epoca Rinascimentale la elevò tra le Nazioni culturalmente più evolute nel contesto della vecchia Europa, in campo artistico, letterario, scientifico, musicale… Ed è a tale guisa che la figura transnazionale dell’Abate Gioacchino diviene leva morale e spirituale e ponte culturale di respiro globale per rilanciare e rivendicare la paternità dell’idea di centralità, non solo geografica bensì di vettore e guida culturale che l’Italia dovrebbe esigere in ambito europeo, in ragione di quella smarrita culla della cultura di cui fu vanto da epoche
immemori.
“La vita è solo l’occasione per esprimere le nostre qualità morali e l’Opera artistica di Jordan River conferma pienamente le virtù poste a guida del suo Masterpiece. Alla proiezione in anteprima del film sono state presenti prestigiose personalità del mondo ecclesiastico, istituzionale e professionale.
Dr. Roberto Campolongo, già Dirigente di Alleanza Nazionale e già Capogruppo Consiliare di Minoranza al Comune di Canna