Ad esprimere soddisfazione per l’attenzione che l’impresa culturale continua a registrare è la presidente del Museo della liquirizia Pina Amarelli alla quale la redazione scientifica dell’opera ha dedicato un approfondimento inserendola nella sezione I protagonisti di ieri e di oggi.
Da Alitalia a Barilla, da Ferrovie dello Stato a Fiat, da Campari, alla Benetton Group, da Giorgio Armani a Lavazza e poi ancora, Prada, Scavolini. Sono, queste, alcune delle esperienze attraverso le quali Treccani ricostruisce la storia dell’impresa italiana.
Icone del Made in Italy. È il titolo con il quale si apre il capitolo dedicato, tra gli altri ad Amarelli. L’immagine a corredo è proprio quella che ritrae le scatoline Amarelli.
L’equilibrio tra tradizione e innovazione, il binomio magico di molte imprese alimentari italiane, fortemente ancorate al territorio e capaci di esprimere modernità nel solco della tradizione – sembra essere la chiave di lettura di una storia aziendale che si snoda attraverso quasi tre secoli e dodici generazioni. – Sono, questi, alcuni dei passaggi della biografia Amarelli.
Combinando – si legge ancora – la fierezza dell’appartenenza territoriale alla valorizzazione della propria storia, sia attraverso il museo e l’archivio storico sia nella comunicazione istituzionale e di prodotto su media nuovi e tradizionali, Amarelli si è ritagliata una nicchia di qualità nel mercato italiano, proiettandosi al contempo e con successo sui mercati internazionali.
Corigliano – Rossano con Amarelli sui media nazionali. Viaggi gastronomici. Il meglio delle nostre regioni. È, questo, il titolo del servizio pubblicato nei giorni scorsi da Io Donna del Corriere della Sera.
Secondo l’Enciclopedia Britannica quella calabrese è la migliore per il giusto equilibrio di dolce e amaro, che ricorda l’umami – spiega Pina Amarelli, dell’omonima azienda, con un museo (museodellaliquirizia.it) che offre visite guidate a Rossano Calabro. Un pretesto goloso per scoprire la costa ionica calabra tra Metaponto e Crotone, che corrisponde all’area della Dop. A primavera le zone costiere si tingono di rosa-lilla per i fiorellini di questa pianta. Se ne producono alcuni quintali, lavorando tutto l’anno: la raccolta avviene d’inverno, si rompe la terra con l’aratro, poi si scende con la mano nel solco per non spezzare i lunghi e preziosi rami sotterranei. Diventeranno rombetti di liquirizia, gommose, sassolini. (..)
Comunicato stampa