di MARTINA FORCINITI e SAMANTHA TARANTINO
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In un’alleanza nata per ridisegnare il futuro della città rossanese, “Il Coraggio di Cambiare l’Italia”, il Pd e altre alleanze civiche, nei giorni scorsi hanno accolto con grande entusiasmo l’On. Lorenzo Guerini, vicesegretario Nazionale del Pd, arrivato a Rossano a sostegno della candidatura a sindaco di Stefano Mascaro. «Oggi per me è la giornata dedicata alla Calabria e sono qui a dimostrare la valenza di questo progetto politico per questa città – introduce l’On. Guerini –. A Rossano, Stefano Mascaro, persona radicata nella sua comunità, scende in campo con coraggio in una visione comune con altre forze a dimostrare cosa sia la buona politica. A chi parla di identità politica, io rispondo dicendo che questa non basta: la realtà si cambia governandola. La politica è vocazione, se c’è l’etica della convinzione della propria identità unita alla responsabilità, allora si potrà portare avanti un progetto, a partire dalla lotta alla criminalità, costruendo nelle comunità alleanze larghe con condivisioni di obiettivi. Il venir meno dei partiti ha portato avanti la proliferazione delle autocandidature – continua l’On. Guerini –. Saranno i cittadini al momento del voto a ricomporre questo mosaico, riconoscendo le candidature vere. Fare il sindaco è una scelta, parlo per esperienza diretta. Se intorno alla figura del sindaco costruiamo un noi, in una logica di condivisione, allora si creerà una comunità in cui tutti si sentono responsabili».
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Ogni stagione politica ha la sua “star” di riferimento, quasi fosse un circolo vizioso che funziona solo se si glorificano eroi sempre nuovi. E questo sembrerebbe essere il momento felice del “condottiero” Matteo Salvini e del suo vangelo leghista. Viene da pensarlo alla luce di quell’accoglienza da stadio che alle latitudini “terrone” – innegabilmente mortificate – in molti non si aspettavano così entusiasta.
La corazza sudista è stata bucata con il fascino della felpona che strizza l’occhio o al suon di “prima gli italiani”? «Non si può non dare priorità alla nostra gente – ha urlato dal palco l’onorevole lombardo ‒ perché, con 4 milioni di italiani disoccupati, si aiuta prima la nostra gente, poi, se avanza qualcosa, gli italiani. E a quelli che gridano “Buh!” non mi resta che dire portateveli a casa vostra i clandestini, pagategli voi con il vostro stipendio colazione, pranzo e cena».
Irresistibili per la piazza rossanese i temi snocciolati dal leghista: c’è la disoccupazione, perché «non è possibile che 2 ragazzi su 3 in Calabria debbano scappare per poter trovare un’occupazione. E per far ripartire il mondo del lavoro, la prima legge che cambieremo quando ritorneremo alla guida del governo – se ci darete una mano – è una delle leggi più infami votate dai politici italiani negli ultimi anni e si chiama Legge Fornero. È così che abbiamo perso i nostri ventenni migliori scappati all’estero e in cambio abbiamo ricevuto le migliaia di clandestini sbarcati sulle nostre coste».
C’è la concorrenza esasperata al secondo Matteo (ossia Renzi,) al cui Governo la risposta migliore la si potrà dare il 5 giugno «anche se qui mi sembra esista la complicità di un centrodestra che, quando gli fa comodo, per le poltrone o per gli affari, fa gli inciuci con la sinistra. La risposta migliore però la si potrà dare pure a ottobre, quando ci sarà il referendum di Renzi, della Boschi e di Verdini che, se approvato, ci lascerebbe schiavi nei prossimi 50 anni, perché la Costituzione mortificata da Renzi continuerà a impedire agli italiani per tutta la vita di dire qualcosa su quello che sceglie l’Europa sulle nostre teste. Se ci riempiono di olio tunisino, di arance marocchine, di riso dalla Cambogia, avremo diritto o no di dire che quest’Europa non ci piace? Lo desse ai suoi figli Renzi l’olio della Tunisia o il latte in polvere che arriva dall’Ucraina».
Immancabili, poi, per l’uomo delle ruspe, i riferimenti a quell’“altro da noi” che oggi prende il volto dello straniero, dell’immigrato, ma anche della coppia gay perché, «con tutto il rispetto per le scelte di vita di chiunque, se lo Stato non deve entrare nei negozi con gli studi di settore e con Equitalia, men che meno ha il diritto di entrare in camera da letto. Ognuno è libero di fare quello che vuole, con chi vuole e dove vuole ma, per quanto mi riguarda, il matrimonio si fa tra un uomo e una donna e un bimbo viene adottato se ci sono una mamma e un papà. Altro che genitore uno, genitore due e utero in affitto»; senza dimenticare gli sfaticati che «magari timbrano e dopo un quarto d’ora vanno in spiaggia, rubando il lavoro alla gente perbene. Non hai voglia di fare quel lavoro? Togliti dalle p***e!».
E se è vero che il leader verde non manca mai di solleticare le corde e le reazioni di un popolo sfinito e logorato dall’abuso, ecco che l’atto finale si gioca sui punti critici, con l’invito ai contestatori – che c’erano, eccome! – ad andare «a far “Buh!” sotto la sede della Regione Calabria che rende questa regione la più disoccupata d’Europa».