ALTO JONIO Nostro Signore si è fermato a Eboli, come scriveva Carlo Levi confinato per motivi politici in un paesino della Basilicata volendo puntare l’indice contro l’arretratezza in cui nel 1935 versava gran parte del Sud-Italia rispetto alla sua Torino, mentre il cosiddetto treno ibrido Blues (nella foto)… nel suo viaggio inaugurale compiuto nei giorni scorsi si è fermato a Sibari lasciando come al solito off-limits, come se non facessero parte della Calabria, sia il Basso Jonio in parte già elettrificato ma non ancora collegato alle tratte elettrificate, sia l’Alto Jonio che, pur essendo elettrificato da un bel pezzo e che, da anni senza treni e senza autobus sostitutivi, è ormai ridotto al rango di un ramo secco da amputare quanto prima e da mandare al macero.
Ma, a dimostrazione che non c’è limite alla vergogna, c’è anche chi, solo per ragioni di becero campanilismo e dimenticando
che la mobilità pubblica è un servizio sociale al pari della sanità, teorizza addirittura sulla esclusione della Stazione di Sibari dalla rete ferroviaria regionale attraverso la realizzazione di una fantomatica “bretella” che dalla stazione di Thurio, by-passando Sibari per presunte ragioni di velocizzazione dei tempi, si collegherebbe, presso l’ex stazione di Cassano Jonio, alla tratta Sibari-Cosenza. Roba da non credere!
Oltre che penalizzare ancora di più la tratta Sibari-Metaponto completamente scoperta di treni regionali nel completo silenzio-assenso dei Sindaci del Comprensorio, sul piano pratico sarebbe un’offesa al buon senso e, sul piano storico-culturale sarebbe un’offesa e un affronto insopportabile alla storia della Magna Grecia e alla storia della mitica Sibari che della Magna Grecia è stata l’autentica culla.
Ci sarebbero, invece, solo se la Sibaritide trainata da Corigliano-Rossano quale terza area urbana della Calabria sapesse fare rete intorno a sé respingendo con forza la marginalizzazione in cui continua ad essere relegata la Sibaritide, soluzioni più eque e più razionali che, seppure enunciate in teoria, restano nel cassetto dei sogni proibiti, obbligando chi vuole servirsi dei treni a dirottare le proprie traiettorie o sul Tirreno o sull’Adriatica, oppure a scegliere – e meno male che c’è! – il trasporto su gomma anche per le lunghe distanze.
Altro che presunte “bretelle” e “lunette” di cui si teorizza in disprezzo del basilare principio di equità che dovrebbe garantire anche i territori più poveri e marginali, ci sono infatti a portata di mano, secondo chi si occupa con serietà e competenza di trasporto ferroviario in Calabria, soluzioni più praticabili e soprattutto più eque e meno utopiche: dal momento che i lavori
di elettrificazione della Jonica vanno per le lunghe, (dovevano essere completati nel 2023) si può attivare, nel frattempo, il tratto di circa 25 km. (già completato) che va da Sibari a Corigliano-Rossano facendo così partire la Freccia da Rossano e rompendo il grave isolamento geografico in cui versa la terza area urbana della Calabria e rendendo più agevole l’utilizzo della Freccia per le popolazioni del Basso Jonio.
Per quanto riguarda invece il trasporto regionale per il cui efficientamento sono stati acquistati dalla Regione Calabria ben 13 treni “Blues” di nuova generazione “a trazione mista” destinati alla mobilità regionale, ci si augura che di questi treni possano beneficiare tutti i cittadini calabresi e, tra questi, anche i cittadini dell’Alto e Basso Jonio che hanno contribuito al loro acquisto e che, in attesa che venga prima o poi ripristinato il mitico Crotone-Milano, hanno il sacrosanto diritto di salire sulla Frecciargento Sibari-Bolzano che può essere assicurato riportando in vita mediante i nuovi treni la tratta Sibari-Metaponto e attivando, dal Basso e dall’Alto Jonio, collegamenti mirati, che siano in coincidenza con gli orari di partenza e di
arrivo nella Stazione di Sibari dell’unica Freccia destinata alla Cenerentola Sibaritide.
Pino La Rocca