Baker Hughes, Abate: «Dopo tanto chiacchiericcio sulla vicenda è necessario fare precisazioni oggettive»

toninelli

(Rosa Silvana Abbate, avvocato e membro coord. “Giù le mani dal Porto”) CORIGLIANO-ROSSANO. Ho sempre parlato e scritto cercando prima di analizzare le fattispecie in questione, ragionando su dati oggettivi, documenti, riscontri reali e mai per mera dialettica politica.

Ma dopo aver ascoltato e letto tanto chiacchiericcio sulla vicenda della B. H forse è necessario fare delle precisazioni oggettive.

Se, e sottolineo se, il colosso B.H. ha gettato la spugna sull’insediamento industriale nel porto di Corigliano Calabro è perché non c’erano i presupposti tecnici e giuridici per la realizzazione.

Naturalmente dalla posizione assunta dalla Baker Hughes si deduce che le eccezioni sollevate anche dal coordinamento Giù le mani dal Porto (ed inviate a tutte le istituzioni competenti) erano e sono fondate.

Siccome stiamo discutendo e analizzando un procedimento amministrativo pubblico, e non la gestione di beni personali, anche l’amministrazione Comunale della nostra città, rappresentata dal sindaco Stasi (massima autorità nel territorio di sua competenza), così come obbligata dalla legge, in merito a questa questione ha sollevato una serie di eccezioni e richiesto più volte integrazione di documenti e ulteriore conferenza di servizio.

Queste attività oltre che legittime e previste dalla legge sono anche “politicamente corrette”.

Naturalmente tante e fondamentali richieste sono rimaste disattese.

Non solo…. fra le righe, e non tanto, è stato chiesto anche al sindaco Flavio Stasi di soprassedere su evidenti anomalie procedurali.

È stato confermato dalle stesse parti interessate che la procedura seguita presenta delle zone grigie e anche questo è stato esplicitato dal Coordinamento giù le mani dal Porto in un documento ufficiale portato a conoscere a chi di competenza.

A dire della B. H., in occasione della capigruppo del consiglio comunale di fine agosto scorso i
manufatti fuori misura che si dovrebbero costruire nel nostro porto, al momento non sono prodotti da nessuna parte, e da nessun’altra società.

Quindi è un esperimento che dovrebbe essere fatto nel nostro porto, violentandolo poiché questo tipo d’industria non rientra nel concetto di industria portuale.

Ciò che si produce, inoltre, dovrebbe servire il mercato della Cina e dell’India.

Praticamente siamo diventati gli ultimi degli ultimi.

Complimenti al progresso e allo sviluppo che vogliono portare nel territorio.

Vedo e leggo che in tanti, soggetti istituzionali e meno, stanno facendo cerchio intorno all’Autorità di Sistema e alla B. H, coordinati in una danza mortale per il nostro territorio, che ben conosciamo da anni.

Tanti di tali soggetti non hanno mai messo piede a Schiavonea e nel nostro porto.

Non conosco l’infrastruttura, non conoscono i progetti avviati e le proposte di sviluppo che da anni vengono avanzate e puntualmente bocciate anche da parte di chi ora sventola lo spauracchio dei “cento anni di solitudine”, ma che certamente doveva e poteva, nell’esercizio dei propri poteri, favorire lo sviluppo vocazionale dell’infrastruttura.

Ebbene, siccome stiamo parlando di un progetto pubblico su beni pubblici non si può assolutamente prescindere dalla trasparenza e dalla legalità!

Non si può nemmeno prescindere dalla pregiudiziale che questo tipo d’industria non può essere ubicato sulle banchine di nessun porto poiché esula dal concetto di industria portuale e la sede naturale ad accogliere questo investimento è l’ASI, adiacente al porto.

Queste considerazioni, unite a tutte le eccezioni sollevate in questi mesi di studio e d’impegno da parte del coordinamento Giù le mani dal porto, impongono a chi per la seconda volta è stato eletto primo cittadino della nostra città, unitamente alla sua maggioranza, di tutelare e difendere il proprio territorio, i propri cittadini e la loro salute.

Non si può e non si deve chiudere gli occhi e fare il proprio dovere esercitando i potere che la legge prevede, per una ipotetica manciata di posti di lavoro.

I sindacati, che tanto si stanno stracciando le vesti in favore dell’ insediamento nel porto, hanno il piano occupazionale sottoscritto?

Possono renderlo pubblico e dare certezza dei posti di lavoro?

Oppure basano il loro pare sul “sentito dire”?

La società investitrice ha risposto geneticamente su posti di lavoro, facendo riferimento a posti “diretti ed indiretti” non precisando assolutamente i numeri. Ben sappiamo i posti destinati alla nostra zona non sono duecento, perché una parte consistente della cifra è destinata già ad altre zone della Calabria.

Qui non c’è nessuna vittoria da festeggiare e non ci sono vinti e vincitori, non stiamo parlando di affari privatistici, bensì di un nefasto progetto su un bene pubblico , quindi dei cittadini, che potrebbe avere gravi e irreparabili danni.

Chi vuole che nessuno (sia un gruppo di cittadini o peggio ancora il sindaco della città di Corigliano-Rossano in cui l’infrastruttura dovrebbe insiste) sollevi delle fondate eccezioni o rispetti i procedimenti previsti dalla legge a tutela del territorio e dei cittadini, sicuramente non vuole il bene del territorio e tantomeno il suo adeguato e sacrosanto sviluppo. (comunicato stampa)

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