Baker Hughes al Porto di Corigliano: Analisi critica di un progetto contestato

L’eco dell’incontro tenutosi recentemente nella sala riunioni dell’Autorità Portuale presso il Porto di Corigliano per la presentazione del discusso progetto della Baker Hughes continua a suscitare reazioni intense.  Quello che doveva essere un momento di discussione trasparente si è trasformato nella pagina «più oscura nella storia del Porto e di Schiavonea», delineando una chiara discrepanza tra le autorità e il coordinamento cittadino “Giù le mani dal nostro Porto”. «I rappresentanti della Baker Hughes hanno illustrato il progetto in modo superficiale, utilizzando immagini colorate che, secondo il coordinamento “Giù le mani dal porto”, distorcevano la reale portata dell’insediamento industriale proposto». Le critiche sollevate dal coordinamento riguardo alle eccezioni tecniche e giuridiche non hanno ricevuto alcuna confutazione, ma piuttosto un rimpallo di responsabilità. Il coordinamento, guidato dall’arch. Mario Gallina, ha evidenziato molte zone grigie nel progetto, spaziando dalle violazioni urbanistiche alle questioni occupazionali e logistiche. L’assenza di riscontri agli accessi agli atti presso l’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio ha ulteriormente offuscato la trasparenza del processo decisionale. Rappresentanti politici regionali e parlamentari presenti all’incontro hanno manifestato un parere favorevole al progetto, ignorando le eccezioni sollevate dal coordinamento cittadino. Alcuni di loro hanno ammesso apertamente di non conoscere la documentazione, dimostrando un’obbedienza politica priva di considerazione per le preoccupazioni della comunità. L’assessore regionale alle attività produttive Rosario Varì, ha rivelato che la decisione sul Porto è già stata presa dal presidente della Regione Occhiuto, imponendo un’attività industriale pesante a Schiavonea e a tutta la città di Corigliano-Rossano. «Il progetto della Baker Hughes, se realizzato, occuperebbe gran parte dello spazio portuale, mettendo a rischio l’ormeggio dei pescherecci, il Naviglio di Stato, il turismo e persino il futuro cantiere navale. Le criticità sollevate dal coordinamento sono numerose, tra cui motivazioni urbanistiche sproporzionate, violazioni delle destinazioni d’uso, incertezze sull’occupazione effettiva e mancanza di vantaggi economici per la comunità locale». Il sindaco Flavio Stasi è stato sollecitato dal coordinamento a valutare attentamente la situazione prima di firmare qualsiasi concessione edilizia. Il Comitato si offre di collaborare per trovare soluzioni alternative che preservino il suolo del Porto a beneficio della comunità locale. Il coordinamento non si ferma qui, persistendo nell’istanza di accesso agli atti e ribadendo l’importanza che la pianificazione urbanistica risponda a finalità d’interesse pubblico, piuttosto che essere modellata su misura per accogliere progetti di multinazionali straniere. La lotta per proteggere il Porto, l’ambiente, il paesaggio e la salute dei cittadini continua.

La triste storia del Porto e della Baker Hughes

Francesco Forciniti, già deputato della Repubblica, ha espresso con amarezza e disgusto il suo rifiuto di conformarsi a questa logica di sottomissione. Nel suo intervento, ha evidenziato la sua scelta di restare al fianco del popolo anziché piegarsi alle richieste dei capitalisti, difendendo la logica, la razionalità e lo spirito critico che sembrano essere mancati ai suoi colleghi. Questa triste vicenda mette in luce l’importanza di una classe politica che ponga al centro degli interessi la comunità che rappresenta, resistendo alle lusinghe delle multinazionali che spesso cercano di imporre le proprie condizioni senza tener conto delle reali esigenze delle persone. Il panorama politico locale è stato recentemente scosso da una vicenda che ha messo a nudo la mancanza di attenzione e sensibilità delle autorità verso i reali interessi della comunità. La multinazionale Baker Hughes, in procinto di insediarsi nell’unico porto della regione per erigere una gigantesca fabbrica di turbine per la lavorazione del gas, ha diviso la classe politica locale in due schieramenti chiaramente distinti. I rappresentanti dei partiti al potere hanno scelto una posizione di totale adesione alle richieste dell’azienda, ignorando completamente le preoccupazioni dei cittadini che li hanno eletti. La vicenda si è trasformata in uno spettacolo grottesco, con assessori e onorevoli regionali e nazionali che elogiavano gli investimenti americani come una benedizione per una comunità presumibilmente incapace di autogestirsi. In questo teatro dell’assurdo, qualcuno ha addirittura affermato che l’occupazione in Calabria è al 16%, un dato completamente inventato, cercando di giustificare la presunta “emergenza-lavoro” come motivo sufficiente per accettare senza riserve le condizioni imposte dalla multinazionale. Il disinteresse delle autorità locali per le preoccupazioni legittime della popolazione è stato evidente quando il rappresentante del comitato cittadino ha sollevato questioni legate alla falsa dichiarazione della Baker Hughes riguardo alla necessità di insediarsi direttamente sulle banchine. Invece di sostenere il proprio territorio, gli “onorevoli” sembravano irritati dall’insistenza del comitato, ignorando le preoccupazioni legate ai regolamenti urbanistici e ai possibili impatti ambientali. Il triste epilogo di questa vicenda è stato un palese tradimento del territorio da parte dei rappresentanti politici, che hanno preferito inchinarsi al colosso americano anziché difendere la bellezza, la dignità e l’importanza della propria terra. Un gesto simbolico di resa di fronte alla potenza economica straniera, dimenticando il proprio dovere di rappresentare e tutelare gli interessi dei cittadini.

 

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