Recentemente ha iniziato a muovere i primi passi l’Ecosistema dell’Innovazione nato dalla sinergia tra le regioni Calabria e Basilicata. Tech4you il nome con cui questo è stato battezzato, grazie alla collaborazione dei due Atenei regionali. Gli Ecosistemi sono strutture di governance organizzate su un sistema Hub-Spoke. L’Hub svolge attività di gestione, gli Spoke ricerca. Quindi, un processo di simbiosi collaborativa tra reti universitarie, enti pubblici di ricerca, enti pubblici territoriali, soggetti pubblici e privati altamente qualificati e internazionalmente riconosciuti, che intervengono su aree di specializzazione tecnologica coerenti con le vocazioni industriali e di ricerca del territorio di riferimento. Il tutto finalizzato alla promozione e rafforzamento collaborativo tra il sistema della ricerca, il sistema produttivo e le istituzioni territoriali. L’ecosistema Tech4you è stato finanziato con i fondi del PNRR per un valore di 119 milioni sui 120 milioni di massima finanziabili per progetto.
Già più volte avevo riposto le mie attenzioni verso tale bando, invitando Amministratori, Imprenditori e Centri di ricerca a cogliere le straordinarie opportunità fornite dal progetto e la concreta possibilità dei promettenti riverberi in campo occupazionale per i territori del Mezzogiorno. Naturalmente esprimo felicitazioni verso le due Università, quella della Calabria e quella della Basilicata, per essere riuscite a formulare un progetto dimostratosi meritevole agli occhi delle commissioni esaminatrici. Tuttavia, sento la necessità di rilanciare la sfida agli Amministratori jonici di Calabria, Puglia e Basilicata. E lo faccio in funzione della riapertura del bando e conseguente rimpinguo di ulteriori fondi pari a 200 milioni (50 milioni per 4 anni dal ’23 al ’26. Qualora quanto detto non bastasse o non venisse ritenuto meritevole d’attenzione, sia chiaro che pochi mesi fa è stato siglato un Accordo di Partenariato sui fondi 2021-27 che destina circa 42 miliardi di euro per il nostro Paese, di cui ben 32 al Mezzogiorno. Non abbiamo più scuse, la politica jonica non ha più giustificazioni. Perdere questa ulteriore opportunità avrà rappresentato l’ulteriore fallimento della nostra classe dirigente.
La parola d’ordine dovrà essere non farsi trovare impreparati ed iniziare a studiare per tempo percorsi comuni che possano condurre a soluzioni foriere di cambiamenti e innovazioni per i territori marginali e dimenticati. L’allusione è, ovviamente, alla Baia magnograeca. Quella porzione di territorio italiano, a cavallo tra tre Regioni, che si affaccia sullo specchio d’acqua del mare Jonio. Nessun altro territorio in Italia dispone, in soli 400km di costa, di ben tre Distretti agroalimentari di qualità, due siti industriali dismessi ed uno da rilanciare in ottica di transizione ecologica. Si aggiunga un centro di ricerca quale Enea, la presenza di tre grandi gruppi industriali, A2A, Eni ed Enel ed il gioco è fatto.
Certo sarà necessario il supporto di un Ente universitario. Quindi bisognerà muoversi, sin da subito, alla ricerca di Atenei italiani che si mostreranno disponibili alle richieste di Amministratori, Soggetti pubblici e privati del territorio. Si provi a pensare cosa potrebbe rappresentare in termini di ricerca e sviluppo lo studio di nuove tecniche in campo agricolo abbinate al ciclo combinato dell’idrogeno verde. Un ecosistema che, in funzione delle sue peculiarità geografiche e delle infrastrutture insistenti sui territori interessati, si proporrebbe come centro di produzione dei sistemi elettrolitici. Un’operazione trasformativa e generativa capace di dare vita ad un grande ecosistema dell’innovazione interregionale della baia jonica. Questo potrebbe significare la genesi per tre distretti produttivi delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, incentrati sull’idrogeno verde: Taranto, in qualità di Hub, Crotone e Corigliano-Rossano in qualità di Spoke. E tre distretti produttivi: Sibaritide (Hub) e due Spoke nel Metapontino e nel Salento jonico.
Senza perdere tempo urge che i tre Presidenti delle Regioni, Lucania, Puglia e Calabria, assieme alle Università calabresi, lucane e pugliesi, di concerto con gli Amministratori e gli Imprenditori dei territori direttamente interessati, inizino un processo e un percorso di discussione e di condivisione. Tale processo dovrebbe essere il più veloce possibile, per arrivare ad un idea progettuale da portare all’attenzione del Ministero per il Sud e dell’Agenzia nazionale per la Coesione Territoriale. Ed ancora ad Invitalia ed a Cassa Depositi e Prestiti, per valutarne punti di forza e punti di debolezza e per candidarla, all’interno della nuova programmazione comunitaria 2021/2027 o nel Fondo di Sviluppo e Coesione. Oppure, ancora meglio, accodarla negli ulteriori 200 milioni, stanziati ad incremento del bando scaduto a fine dello scorso anno. Solo così l’area jonica potrà risultare nuovamente appetibile e predisposta per una nuova declinazione delle progettualità. Bisogna mettere a frutto le idee e sfruttare ogni possibilità che ci viene proposta. Per farlo, tuttavia, occorre una visione. In assenza di quest’ultima continueremo a brancolare nel buio.
Domenico Mazza – indipendente
Candidato Collegio Camera uninominale CO-RO-KR per la federazione Azione-Italia Viva.