COSENZA – «Nonostante il dramma dei disservizi andato in scena a reti unificate e per mesi sui media nazionali; nonostante il compito di erogare e tutelare uno dei diritti essenziali dei cittadini della Calabria sia nelle mani di un commissario da più di dieci anni; nonostante sia stato varato un decreto ad hoc per la nostra regione di cui nessuno però ne ha percepito l’efficacia; nonostante – infine – appelli e continue denunce affinché si ripristino servizi, arriva un’altra mannaia sulla sanità calabrese: nel 2020 la spesa pro capite per il diritto alla salute viene diminuita di circa 80 euro (78 euro per l’esattezza). Ecco perché serve rivalutare tutte le politiche e le scelte assunte fino ad oggi nei confronti di una regione che ha la sola colpa di aver assistito inerme allo scempio dello Stato nei suoi confronti. Ecco perché è necessario, urgente e indifferibile, oggi, porre il Commissariamento della Sanità in capo al neo presidente eletto della Regione Calabria».
«La disparità di risorse destinate al servizio sanitario regionale provoca delle diseguaglianze abissali tra nord e sud ma soprattutto mette totalmente in ginocchio il diritto alla salute in Calabria già di per sé piegato e carico di un’infinita nomenclatura di problemi».
Il sistema sanitario non è in grado di garantire su tutto il territorio nazionale un’assistenza uniforme per quantità e qualità. «Lo scrive a caratteri cubitali la Corte dei Conti nella sua relazione – aggiunge Graziano – e paradossalmente il dramma vero non è tanto che diminuiscano le risorse ma come quelle che ci sono non si riescano a spendere nel modo più appropriato. Questo accade perché chi da anni ormai gestisce la sanità calabrese non conosce esigenze e peculiarità dei territori. Si affidano alla freddezza della calcolatrice che in dieci anni ha provocato solo disagi e desertificazione di servizi. Se a questo, poi, si aggiunge anche l’ulteriore taglio ai livelli essenziali di assistenza è facilmente comprensibile che siamo difronte a una catastrofe per il diritto alla salute».
«Per come evidenziano i giudici, manca finanche la corretta attuazione delle norme che dovevano servire ad avviare, da un lato, un processo di revisione dei fabbisogni e dall’altro una commisurazione degli stessi a livelli di servizio standard. Come si possano raggiunge questi obiettivi è sconosciuto se poi si tagliano le risorse. A leggere i numeri sembra che i calabresi stiano meglio degli emiliani, che sulla carta spendono in sanità più di noi. È realmente così? Assolutamente no perché resta ancora altissimo il dato relativo alla migrazione sanitaria che fa lievitare i costi per la nostra regione e gli incassi per le regioni ospitanti».
«Dunque – conclude Graziano – serve cambiare passo. E bisogna farlo ora, restituendo le competenze in mano al neo presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che ha dimostrato di avere le idee chiarissime sul da farsi con la consapevolezza delle responsabilità che il governo della salute comporta» (Comunicato stampa)