Calabria isolata: allarme sulle urgenze infrastrutturali calabresi  

 La Calabria è di nuovo sotto i riflettori a causa delle problematiche infrastrutturali che affliggono la regione. La chiusura temporanea della tratta ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, prevista dal 22 al 26 luglio, ha scatenato reazioni del mondo politico-istituzionale e sindacale. Tonino Russo, Segretario generale della Cisl calabrese, e Flavio Stasi, sindaco di Corigliano-Rossano, hanno espresso le loro preoccupazioni e proposte, sottolineando l’urgenza di interventi concreti per migliorare la mobilità regionale.

L’allarme di Tonino Russo

Tonino Russo ha lanciato un grido d’allarme riguardo all’isolamento ferroviario della Calabria, evidenziando come la chiusura temporanea della tratta Salerno-Reggio Calabria renda evidente la vulnerabilità del sistema di trasporti regionale. «Il sostanziale blocco della circolazione di treni nazionali e regionali sulla tratta Salerno-Reggio Calabria dal 22 al 26 luglio certifica, se ancora ce ne fosse bisogno, l’isolamento della nostra regione per quanto riguarda la mobilità su rotaia. Non il “rischio” dell’isolamento, ma, come già accaduto qualche anno fa sull’A2, a San Mango d’Aquino, la sua drammatica concretizzazione, in una crisi di mezza estate che causerà enormi disagi» ha dichiarato Russo. La chiusura della tratta non solo crea problemi di mobilità per i cittadini e i turisti, ma penalizza anche l’economia regionale. Russo sottolinea la necessità di un nuovo tracciato che permetta il traffico passeggeri alla vera Alta Velocità, quella che viaggia a 300 km orari, fino a Reggio Calabria. Questo progetto aprirebbe nuove opportunità di sviluppo e costituirebbe un’alternativa valida in caso di inagibilità dell’attuale linea. Inoltre, darebbe senso al progetto del Ponte sullo Stretto, avvicinando realmente la Sicilia all’Italia e all’Europa.

La visione di Flavio Stasi

Dall’altro lato, Flavio Stasi ha posto l’accento sulla necessità di infrastrutture moderne e funzionali per rilanciare l’economia del territorio. «Trovo assurdo che l’intera rappresentanza territoriale, provinciale e regionale non dica una parola sulla messa in discussione della tratta Alta Velocità Praia – Tarsia, l’unica possibilità di infrastrutturare una regione ancora con livelli di servizio da dopoguerra» ha affermato Stasi. Egli ritiene che rinunciare al nodo di Tarsia significhi rinunciare all’Alta Velocità in Calabria, poiché questo tracciato è l’unico in grado di rendere fruibile il servizio ferroviario per circa 600 mila persone, un terzo della popolazione calabrese. Stasi sottolinea l’importanza di una visione strategica che rilanci l’economia del territorio attraverso l’infrastrutturazione di più aree e potenziali economie. È improrogabile realizzare la bretella di Sibari e collegare i centri di Corigliano-Rossano e Crotone agli attuali vettori che si muovono verso l’Italia centrale e settentrionale. Inoltre, Stasi trova prioritario, alla luce dell’attuale assetto aeroportuale della Calabria, realizzare un servizio veloce che colleghi la Sibaritide allo scalo più vicino, ovvero il Sant’Anna di Crotone.

Le richieste comuni

Sia Russo che Stasi concordano sulla necessità di un impegno immediato e concreto da parte del Governo, della Regione e di RFI per migliorare la mobilità in Calabria. Entrambi sottolineano come la realizzazione di infrastrutture moderne e funzionali sia cruciale per garantire ai cittadini una rete di trasporti efficiente e sicura. Russo ribadisce: «La Calabria è stanca di studi di fattibilità, di ipotesi proposte e riproposte, poi smentite, che finora hanno prodotto solo un impegno per il prolungamento dell’Alta Velocità fino a Praia a Mare sui treni provenienti da nord. Nel dibattito pubblico sul tema, si parla ormai di tutto, senza tenere conto del fatto che la realizzazione di opere impegnative richiede tempi certamente non brevi. E per avere tutto, la Calabria rischia di rimanere con niente». Stasi aggiunge: «Serve visione, rilanciare l’economia del territorio significa prima di tutto infrastrutturare più aree e più potenziali economie possibili, per renderle attrattive, non aspettare e discutere per mesi di un “gentile” ed ultra-sporadico investimento, che comunque deve essere correttamente valutato, ma all’interno di una visione strategica che mi sembra non ci sia, a partire proprio dalle infrastrutture».

 

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