Lo dichiara il presidente facente funzioni della Giunta regionale della Calabria, Nino Spirlì, in merito al ricorso al Tar, presentato da alcuni genitori, contro l’ordinanza n. 1, con la quale è stata disposta la didattica a distanza fino al 15 gennaio per le scuole elementari e medie e fino al 31 per le superiori.
«All’Avvocatura regionale – spiega Spirlì – ho già dato mandato di occuparsi della vicenda, perché questo braccio di ferro è veramente oltraggioso e vergognoso. Mi auguro che, come sempre, i magistrati sappiano leggere bene le carte e si ricordino che la legge è uguale per tutti. Questa ordinanza va difesa con tutti i mezzi legali. Non è, semplicemente, una mia ordinanza: è una difesa per tutti in un momento in cui l’indice Rt è in salita. Se il Cts ha dato un parere al Governo in cui ha spiegato che in Calabria non si può votare, mi chiedo come possa esserci una giustizia secondo la quale, mentre gli adulti non possono neppure incontrarsi, i ragazzini e i giovani possono andare a scuola e, magari, fare assembramenti».
«Quello in atto – aggiunge il presidente – è un giochino che sta mettendo a durissima prova la tenuta psicologica delle persone. Qui non c’è una responsabilità della Giunta regionale o della politica, qui c’è qualcuno che mira ad andare contro il buonsenso, in un momento in cui si registrano moltissimi casi di positività in tutti i comuni della Calabria. Chi ha presentato questo ricorso dovrà dare spiegazioni alle decine di migliaia di genitori che non vogliono che i loro figli seguano la didattica in presenza. Cosa succederà se i ragazzi dovessero contagiarsi nel tragitto casa-scuola e dovessero infettare le persone care?».
«Questa volta non passa, andremo fino al Consiglio di Stato per difendere un’ordinanza che è misurata al pericolo che si corre. Qualcun altro, invece, dovrebbe spiegare – conclude Spirlì – il perché di questo accanimento non contro il presidente della Regione, ma contro i giovani e le loro famiglie» (Comunicato stampa).