Le tre organizzazioni sindacali esprimono fortissima preoccupazione per la lentezza, le inadempienze e la confusione nelle vaccinazioni anti Covid-19. Mentre aumentano i contagi e la pressione sugli ospedali, ci sono 83.000 dosi di vaccino consegnate alla Calabria e non utilizzate, che non si sa che fine abbiamo fatto, ne sono in arrivo 100.000: se non ci sarà un’accelerazione nella somministrazione, i ritardi si cumuleranno con il rischio di gravi conseguenze nella diffusione della pandemia. È fondamentale, intanto, superare le criticità e le disfunzioni registrate anche in queste ore sulla piattaforma di prenotazione, come per ultra 80enni e “fragili” che devono vaccinarsi in centri posti anche a distanza considerevole dal proprio comune.
Per quanto riguarda la Sanità in generale, inoltre, Cgil, Cisl e Uil Calabria mettono l’accento sul sostanziale fermo dell’attività del Commissario ad acta e sulle gravi carenze nel Dipartimento Salute che il DG Bevere sta per lasciare. Il Governo deve nominare i sub Commissari e mettere l’Ufficio del Commissario in condizione di funzionare con la dotazione del personale necessario. Deve continuare il confronto con le ASP e le AO, un confronto che il Commissario Longo avrebbe dovuto garantire, sulle mancate assunzioni nonostante le risorse stanziate, che non si capisce come siano state impiegate, perché quello del personale è il nodo prioritario da sciogliere; deve essere aumentata la disponibilità dei posti Covid negli ospedali; si deve programmare il riordino della rete ospedaliera e della riorganizzazione della medicina territoriale, rivedere i criteri per l’accreditamento delle strutture private nell’ottica del servizio pubblico integrato; chiarire al più presto la situazione del Sant’Anna Hospital di Catanzaro, centro importante anche per limitare l’emigrazione sanitaria, lasciato senza risposte da troppo tempo..
Per tutto questo, in primis per l’emergenza pandemia, Cgil, Cisl e Uil Calabria chiedono un incontro urgente con il Ministro alla Salute, On. Speranza, perché la questione della Sanità calabrese è ormai un caso nazionale per il quale occorrono interventi incisivi e immediati che garantiscano il rispetto del diritto alla salute, a partire dall’azzeramento di un debito di cui sono responsabili non i calabresi, ma oltre dieci anni di commissariamento da parte del Governo.
Sulla Regione Calabria, Cgil Cisl e Uil denunciano il fermo totale sia perché la Giunta da qui alle elezioni di ottobre non può emettere atti di straordinaria amministrazione ed è inadempiente anche all’ordinarietà, sia per la mancanza di una visione di prospettiva e di un confronto con le parti sociali. Non sappiamo come siano stati spesi i soldi destinati all’emergenza Covid anche per le assunzioni e c’è l’esigenza di un grande piano economico che preveda anche da parte della Regione forme di ristoro per le attività in crisi a causa della pandemia.
La Regione deve convocare il tavolo del partenariato: su questo sia le forze politiche di maggioranza che di minoranza in Consiglio regionale devono avere la responsabilità e la consapevolezza della necessità del confronto, perché la Calabria non ha bisogno di parate istituzionali inconcludenti né di populismi senza costrutto. Sono disponibili sulla programmazione europea un residuo di un miliardo e 400 milioni per il 2014-2020 e tre miliardi per il 2021-2027. Sono stati previsti 150 milioni per l’emergenza sanitaria, 100 milioni per l’emergenza economica e 50 milioni per l’istruzione. C’è, dunque, considerando anche il Recovery fund, l’occasione irripetibile di utilizzare per il futuro della Calabria una grande mole di risorse, aggiuntive e non sostitutive, su cui è necessario un confronto delle forze sociali con la Regione e con il Governo in relazione alle priorità: chiarezza sull’Alta Velocità ferroviaria, perché a parità di costi si può realizzare il collegamento Reggio-Roma in tre ore, come nel piano trasporti del Consiglio regionale del 2016; togliere la fascia jonica dall’isolamento con il completamento degli interventi sulla linea ferroviaria e sulla S.S. 106; rilanciare sia le aree portuali per il loro ruolo nel Mediterraneo, sia gli aeroporti, che devono rientrare in pieno nella ZES. Le risorse del Piano Next Generation Eu devono, insomma, essere impiegate per un’infrastrutturazione che favorisca la mobilità e liberi tutta la Calabria dalla marginalità, garantendo una maggiore sicurezza negli spostamenti e creando crescita, lavoro e occupazione. Sono fondamentali innovazione tecnologica e banda larga per favorire lo smart working, la formazione, il ricorso alla DAD ove necessario e lo sviluppo delle aree interne: si rischia, infatti, di avere fra pochi anni in Calabria mezzo milione di persone in meno, perché la fuga sarà l’unica via d’uscita da una situazione di mancata crescita e occupazione.
In Calabria sono necessari, inoltre, un grande piano di manutenzione gestito da un unico Ufficio regionale del piano e la scelta di affrontare in maniera coordinata il tema della depurazione delle acque.
In tutto questo – sottolineano Cgil, Cisl e Uil Calabria –, preoccupa l’assenza del Ministro per il Sud dai tavoli nazionali più importanti della programmazione della spesa. In questione non c’è solo lo sviluppo della Calabria, ma di tutto il Paese, che crescerà se crescerà anche il Mezzogiorno. Il Sud deve poter attrarre investimenti e non perpetuare l’assistenzialismo.
Gli attivi unitari di Cgil, Cisl e Uil Calabria evidenziano anche la necessità di riforme nelle istituzioni per una Regione più snella e per favorire una gestione più economica ed utile dei servizi comunali per i cittadini: ci sono, ad esempio, 70 comuni sotto i mille abitanti, è necessario un riordino per rendere efficiente il sistema di governo dei territori. Deve essere valorizzato l’accordo nazionale sul pubblico impiego. C’è bisogno di un riordino e di una rigenerazione della Pubblica Amministrazione, di formazione, di digitalizzazione, di uno sblocco delle assunzioni e di procedure concorsuali perché nella P.A. si entra per concorso, di risolvere i problemi del precariato storico con la stabilizzazione, di non creare nuovi bacini di precariato. La Calabria ha perso nell’ultimo anno almeno 80.000 posti di lavoro: c’è la preoccupazione che, allo scadere del blocco dei licenziamenti, possa esserci un disastro. C’è bisogno di un piano per fronteggiare questa emergenza.
Anche sulla forestazione e sulla bonifica è necessario fare chiarezza con la Regione sugli interventi a sostegno del settore, così come confrontarsi per favorire la crescita del lavoro di qualità e delle produzioni di eccellenza nell’intero comparto agroalimentare.
Su questi temi nei prossimi giorni, dopo il sit-in di Cosenza del 19 marzo scorso, proseguirà la mobilitazione con iniziative che saranno programmate nei diversi territori. La riunione si è conclusa con l’annuncio di una piattaforma di confronto con la politica e le istituzioni, con Governo e Regione, che sarà elaborata a breve sia per affrontare la fase attuale, sia in vista delle elezioni regionali» (Comunicato stampa).