“Noi siamo caduti e ci siamo rialzati parecchie volte. E se l’avversario irride alle nostre cadute, noi confidiamo nella nostra capacità di risollevarci. In altri tempi ci risollevammo per noi stessi, da qualche tempo ci siamo risollevati per voi, giovani, per salutarvi in piedi nel momento del commiato, per trasmettervi la staffetta prima che ci cada di mano, come ad altri cadde nel momento in cui si accingeva a trasmetterla”.
Non potevo non citare Giorgio Almirante, maestro di vita, padre della destra italiana per esprimere una breve riflessione su quanto sta accadendo nella nostra città.
In un periodo di forte crisi valoriale, in cui qualità e valori stessi quasi non esistono più, sacrificati sull’altare dell’apparire, inghiottiti dal vortice della quotidianità, vorrei fare riferimento proprio agli insegnamenti trasmessi da Giorgio Almirante.
Le sezioni erano scuole di vita, i partiti tramandavano insegnamenti, educavano, formavano cittadini del domani e la classe dirigente.
Oggi, colpa delle pessime testimonianze offerte da una classe politica nazionale spesso nell’occhio del ciclone per operazioni giudiziarie e comportamenti discutibili, la gente non crede più nella Politica, quella con la P maiuscola, intesa come servizio verso gli altri, nell’esclusivo interesse del cittadino e del miglioramento della qualità della vita di tutti.
Oggi è tutto sacrificabile, anche la dignità, nell’intento di inseguire una vittoria elettorale a tutti i costi, anche da chi paradossalmente si definisce destra, ma che di destra non ha nulla se crede di potersi accostare al Pd come se nulla fosse. Solo a chiacchiere si sbandiera quel tricolore sempre più sbiadita dalle contaminazioni sinistroidi, o peggio, da quello pseudo centrodestra di ispirazione cristiana che troppo facilmente scivola nel razzismo e nell’intolleranza dei suoi alleati.
Da uomo di destra che si è formato fra i banchi dell’opposizione, mi risulta incomprensibile l’ansia da prestazione di dover “arrivare” senza curarsi delle conseguenze, calpestando valori e dignità, incuranti dei compagni di ventura, con l’intento di spacciare ai rossanesi queste scelte, queste alleanze, come necessarie per il bene della città.
Mi chiedo con quale coraggio determinati soggetti si possano definire di destra? La mia politica è sempre stata quella del fare: è capacità di ascolto, è servizio, ma anche coerenza. Quella coerenza che deve essere requisito fondante fra il pensare e l’agire: è questo il vero spartiacque dell’uomo politico.
Sono questi, insomma, i princìpi che mi hanno sempre ispirato a praticare l’“arte del governo” in maniera cristallina e trasparente, e per questo sono convinto che chi ancora crede nei sacri valori della destra, quella “vera”, la destra di almirantiana memoria, non può che considerare la mia coalizione #lacertezzadelfare come unico faro per le tante persone di destra, chiamate a decidere il governo di questa città alle elezioni amministrative del 5 giugno prossimo. Il mio modo di agire, la mia storia, le mie battaglie testimoniano la destra che incarno.
Essere di destra è coraggio o non è!