La Suprema Corte di Cassazione annulla senza rinvio l’ordinanza che aveva disposto il sequestro preventivo dell’immobile in proprietà della famiglia Greco di Cariati e nel quale la società IGreco Ospedali Riuniti avrebbe voluto far sorgere un presidio ospedaliero di cui la costa tutta aveva grande necessità. L’aspetto giudiziario è di preclara importanza, non solo per la doverosa restituzione dell’intero immobile, malamente sequestrato, senza verun presupposto legittimante lo stesso sequestro, quanto il fatto che del macroscopico errore se ne è doluta anche la Procura Generale presso la Suprema Corte, che ha concluso per l’accoglimento dei motivi di ricorso, quindi, anche essa, per l’annullamento dell’ordinanza! Sta a significare che, non appena ci si sposta dai luoghi di indagini troppo “pressanti” nei confronti di persone per bene ed onesti amministratori pubblici, la massima espressione requirente e giudicante d’Italia stigmatizza comportamenti e provvedimenti errati in punto di fatto e di diritto. Ci si batte da tempo affinché le misure cautelari tutte siano utilizzate cum grano salis, ma l’amara constatazione dei difensori è quella di pensare che un’indagine diventa “significativa” solo se accompagnata da ingiustificate misure cautelari, altrimenti è declassata e questo non piace a qualcuno! Sugli stessi presupposti, di violazioni di norme urbanistiche, ricordiamo che, addirittura, pochi mesi or sono, erano state richieste ed ottenute finanche misure cautelari personali, rivisitate ampiamente dai giudici superiori. La VI Sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio il provvedimento di sequestro, ordinando l’immediata restituzione dell’immobile ai legittimi proprietari.
Il sequestro preventivo era stato emesso nell’ambito dell’operazione “Platone” condotta dall’ufficio di Procura del Tribunale di Castrovillari che aveva ipotizzato a carico del Sindaco di Cariati, Filomena Greco, nonché del responsabile dell’Ufficio Tecnico, Giuseppe Fanigliulo e di Saverio Greco il reato di corruzione aggravata sul presupposto che l’immobile de quo fosse stato oggetto di permesso di costruire in sanatoria ex L. 47/85 rilasciato in spregio alla vigente normativa edilizia ed urbanistica.
In particolare, la Procura della Repubblica c\o il Tribunale di Castrovillari contestava la mancanza del parere rilasciato dell’Autorità di Bacino, necessario per gli immobili ricadenti in zone sottoposte a vincolo idrogeologico.
Tale erronea interpretazione della normativa vigente prospettata dalla Procura Castrovillarese si fondava sulla scorta di palesemente erronee valutazioni di un consulente che non solo ignora una norma cogente, l’art. 5 comma 10 delle norme di attuazione del P.A.I., quanto si invola in considerazioni degne di miglio causa su un documento “tranchant”, rilasciato dalla medesima Autorità di Bacino, in data 15.4.2019, ove è espressamente attestato che tale ultima non è tenuta ad esprimersi sul parere quando la sanatoria degli immobili è stata richiesta, come nel caso specifico, anteriormente all’entrata in vigore del P.A.I!
Su grossolani errori si sono ottenute misure cautelari personali e reali, che il Supremo collegio ha prontamente corretto. (comunicato stampa)