CARIATI. Uno degli effetti più evidenti della pervasiva oicofobia calabrese, variante più aggressiva di quella nazionale ed europea, è sicuramente quella che leggiamo e subiamo ogni volta che ci sediamo in un ristorante o che andiamo in un supermercato: è l’insostenibile sproporzione tra le proposte agroalimentari ed enogastronomiche della nostra terra ed invece quelle di tutte le altre regioni italiane e perfino del mondo. Basta vedere che succede con le carni e con i formaggi, solo per citare alcune delle nostre migliori produzioni e trasformazioni: sono quasi ovunque latitanti la nostra podolica o il nostro pecorino crotonese dop. Ma l’elenco è lungo purtroppo. Ecco: dobbiamo interrompere questo maledetto incantesimo, irrintracciabile in quelle regioni del centro nord il cui PIL continua ad essere invece ingrossato ed ingrassato da tanti calabresi fuggiti dalla loro terra. Ma tocca soprattutto a noi superstiti di una delle regioni col maggior tasso di biodiversità d’Europa (anche se non ne siamo consapevoli) far capire che deve essere recuperato quel senso, legame, valore e messaggio culturale, sociale, spirituale, religioso ed anche economico che è sempre stato e che sta dietro il rapporto tra uomo e cibo, tra popoli ed alimentazione, tra produzione ed educazione agro-alimentare da una parte e sviluppo eco-sostenibile e duraturo dall’altra.
È quanto dichiara Giovanni Filareti, motore instancabile assieme alla sua squadra de ‘A Cantina nel cuore della Cittadella fortificata bizantina, inviando tutti ad una vera e propria catarsi pubblica settembrina contro l’oicofobia, questa sera (sabato 9 settembre) nel centro storico di Cariati.
Con un’arma infallibile – scandisce – che stiamo preparando come una preghiera da ieri sera: cavatedd i patat a volontà, fatti tutti a mano dalla mamma Raffaella Nigro, insieme a melanzane ripiene, peperoni ripieni, salumi e formaggi rigorosamente di questa terra, salsiccia e patate nostrane al forno, gambero viola di Cariati crudo con fichiniano, gamberi arrosto e fritturine di pescato del giorno come se non ci fosse un domani. Per tutto il resto, cibo spazzatura da multinazionali, senza anima e senza Dio, dannosi per anima e corpo, alienante per le persone e catastrofico per i territori, rivolgersi altrove – dice – sempre se siete fortunati a settembre, dopo il mitico Ferragosto, orizzonte temporale e culturale del presunto turismo regionale.
Dopo il successo di ieri sera (venerdì 8) con la cena spettacolo appicciata dai i 2BEAT di Chiara Marino, Corrado Fonsi e Pierluigi Nigro, si prosegue questa sera (sabato 9) con le CONTAMINAZIONI BALCANICHE E RITMI DEL SUD. Consolidato il successo riscosso dallo spettacolo ZUMBA IL FOSS, il cantautore calabrese EMILIO SPATARO torna nelle otto torri sullo jonio, accompagnato dal batterista Salvatore Napoletano, dal fisarmonicista Mister Balkanic e dal tamburellista Giuseppe Longo. Il repertorio spazierà dalle tarantelle alla pizzica, alla tammurriata per arrivare ad un repertorio balcanico e gitano.
Insieme alla musica ed alla provocazione, l’identità enogastronomica si confermerà protagonista di questo secondo weekend di settembre con un omaggio a quanti ogni giorno riforniscono di materie prime a filiera corta e di qualità questo covo della memoria, del sorriso e del futuro. E saranno presenti, tra le tante, anche alcune delle più importanti aziende spacciatrici di qualità agroalimentare, tutte cariatesi e territoriali: dall’Antico Forno Minò all’Azienda Fratelli Forciniti, da Casa Forciniti di Pasquale Linardi allo Spaccio Agricolo di Alfonso Forciniti, dalla Cantina di Sergio Arcuri che rappresenterà i Vignaioli Indipendenti di Cirò Marina all’Azienda Palaiti ai Liquori Calabro fino alle Cantine Greco di Torretta di Crucoli.
Comunicato stampa